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Discorso del 21 settembre 2025

Discorso pronunciato alla XIII sessione della XIV Assemblea Popolare Suprema della Repubblica Popolare Democratica di Corea

21 settembre 2025

Cari compagni Deputati,

Stimato Presidente del Comitato Permanente e vicepresidenti dell’Assemblea Popolare Suprema,

Cari osservatori,

La XIII sessione della XIV Assemblea Popolare Suprema della Repubblica Popolare Democratica di Corea sta svolgendo con successo i suoi lavori sulla base della missione e dell’autorità garantite dalla Costituzione della Repubblica e grazie alla partecipazione e al dibattito attivi da parte di tutti i Deputati.

È per me una soddisfazione che il nostro organo di potere supremo stia portando avanti, in maniera responsabile e propositiva, gli importanti affari di Stato nell’ottica di procurare una garanzia legale e istituzionale per la soluzione dei problemi più urgenti e di grande significato pratico nell’ulteriore promozione del consolidamento e dello sviluppo del sistema socialista e della prosperità complessiva dello Stato.

Esprimendo un incoraggiamento ai Deputati dell’Assemblea Popolare Suprema i quali, come rappresentanti dei diritti indipendenti e della volontà generale del nostro popolo, sono infinitamente fedeli ai propri doveri nei loro settori dell’edificazione socialista e stanno svolgendo un ruolo di punta nelle attività legislative per il perfezionamento della politica statale e del lavoro governativo, e avvalendomi di quest’opportunità in cui numerosi funzionari del Partito, del governo e degli organi dirigenti della difesa e della sicurezza nazionali e dei settori socioeconomici sono presenti in qualità di osservatori, vorrei sottolineare i successi finora raggiunti quest’anno e una serie di compiti importanti nell’edificazione dello Stato e nelle future attività.

Compagni,

Nel 2025, allorquando il nostro Partito e il governo della nostra Repubblica debbono ultimare il proprio operato nella fase attuale, grandi e importanti iniziative, scientificamente e più attivamente pianificate per lo sviluppo generalizzato dello Stato, sono state vigorosamente ed equilibratamente portate avanti e sinora si sono ottenuti successi significativi.

La XIII sessione plenaria del Comitato Centrale del Partito, che verrà convocata a dicembre, effettuerà un bilancio generale, ma se dovessi tratteggiarne preliminarmente uno a questa riunione, direi che il piano quinquennale, compreso quello di quest’anno, verrà adempiuto con successo, e non ho dubbi che questo sarà riportato al IX Congresso del Partito del Lavoro di Corea.

L’entusiasmo politico dei cittadini nel glorificare l’80° anniversario del Partito con grandi risultati sul lavoro ferve da inizio anno e ha condotto a un’avanzata ininterrotta e a una lotta coraggiosa anche nella seconda metà di quest’ultimo, oltre che nella prima.

Questo ci convince che il piano quinquennale definito dall’VIII Comitato Centrale verrà sicuramente portato a termine nel 2025, anno importante che segna l’80° anniversario del Partito, in vista del suo storico IX Congresso.

I successi conseguiti nei nove mesi dell’anno corrente sono grandi e la tempra e l’atmosfera generali, motivanti.

Prima di tutto, la metallurgica, la chimica, l’elettrica, quella dei macchinari e altre industrie chiave, nonché i principali settori economici, stanno completando nelle sue grandi linee il piano economico nazionale di quest’anno.

Certamente, queste non sono a un livello tale da potercene dire contenti e soddisfatti, ma è molto buono che la maggior parte delle aziende siano decise a raggiungere i loro obiettivi di produzione e stiano presentando dei risultati concreti.

Dopo l’anno scorso, il settore agricolo ha fruttato dei promettenti raccolti e ci si aspetta che raggiunga l’obiettivo nazionale della produzione di grano.

Il fatto che i piani di produzione e approvvigionamento delle colture a maturazione precoce siano stati superati grazie all’impegno devoto dei funzionari e dei lavoratori in questo settore è qualcosa di inaudito e ha dimostrato nella realtà la validità e la vitalità della nuova politica del nostro Partito di incoraggiare la coltivazione del grano.

I risultati previsti del secondo raccolto sono altrettanto buoni, pertanto abbiamo delle prospettive definite per raggiungere l’obiettivo della produzione di grano delineato per quest’anno.

Come risultato dei nostri sforzi volti a incrementare il tasso di meccanizzazione nei lavori agricoli, essa è aumentata del 2% rispetto all’anno scorso; ciò, rafforzando ulteriormente le fondamenta della produzione agricola, costituisce una grande risorsa per una maggior costanza della sua avanzata.

Si può affermare che le deviazioni dei meri discorsi a vuoto siano state eliminate, che la rivoluzione delle sementi, i raccolti doppi, le coltivazioni scientifiche e quelle meccanizzate siano divenute parte e componente di una trasformazione sostanziale nella produzione agricola, che l’entusiasmo di tutto il popolo per una sincera assistenza agli allevamenti sia cresciuto e che la capacità di far fronte alle calamità naturali, che hanno ostacolato ogni anno i raccolti, si sia elevata a un certo livello.

È il settore edile che dimostra quanto più chiaramente e innegabilmente il progresso della nazione.

Per quanto concerne il primato dell’edilizia industriale, i progetti per la creazione di basi dall’alto livello di modernizzazione e dalle enormi capacità produttive nelle industrie chiave e nel settore dell’industria leggera sono stati portati avanti con un impegno strenuo e i principali progetti, comprendenti la prima fase della Centrale elettrica di Tanchon e il rinnovamento del Complesso dei macchinari di Ryongsong, attendono il giorno del completamento.

In riva all’Amnok, testimone della rimozione dei danni dell’alluvione dello scorso anno e di una trasformazione dell’area di confine nordoccidentale, una fattoria in serra di grandi dimensioni va presentando il suo nitido aspetto grazie alla vigorosa lotta dei soldati-costruttori e degli altri ragazzi.

Con l’immane progetto della costruzione dei 50.000 appartamenti nella capitale, nel periodo del piano quinquennale, cui si procede più estensivamente che nel piano originale, i lavori di quarta fase nell’area di Hwasong sono ben avviati secondo la procedura pianificata e la fabbricazione di centinaia di case nell’area di Komdok e di decine di migliaia di appartamenti nelle aree rurali da un capo all’altro del Paese verrà completata entro quest’anno.

L’Area turistica costiera Wonsan-Kalma è stata eretta alla perfezione e gente da ogni parte del Paese vi si è recata a divertirsi, la costruzione dell’Area turistica di Samjiyon è stata proseguita con dinamismo, il Policlinico di Pyongyang si appresta a essere inaugurato e molte altre strutture, emblemi del nostro stile di civiltà e sintesi del rapido avanzamento del nostro Stato, stanno sputando. Anche questi sono successi notevoli.

Man mano che si persegue estensivamente la politica di sviluppo regionale, si stanno costruendo fabbriche dell’industria locale, più sviluppate di quelle create nel primo anno della sua attuazione, in 20 città e prefetture, e si sta procedendo in via sperimentale a un’altra immensa iniziativa per l’istituzione di strutture sanitarie pubbliche e basi di servizio culturale onnicomprensive essenziali al miglioramento della qualità della vita delle popolazioni locali.

In particolare, si sono costruiti in poco più di metà anno l’Impresa di maricoltura della prefettura di Ragwon e un moderno distretto residenziale per i suoi impiegati, il che può ritenersi un obiettivo concreto nella garanzia di un grosso patrimonio per l’aumento del potenziale di sviluppo delle regioni e la loro trasformazione.

Niente è più incoraggiante e motivante, per il partito al potere in uno Stato socialista e per il suo governo, della gioia e delle risa del popolo nel convincersi delle loro politiche e nel dedicare tutto sé stessi a quest’ultimo dimostrando abilità di direzione più potenti.

La gente percepisce profondamente il reale cambiamento delle proprie regioni mentre si trasferisce nelle case moderne costruite dallo Stato e sta approssimando l’obiettivo futuro alla realtà attuale mediante un’opera coraggiosa: è, questa, una grande forza motrice nella vivida evidenza delle aspirazioni e degli obiettivi di sviluppo della nostra economia e nell’iniezione di vitalità al nostro sistema socialista.

Notevoli successi si sono conseguiti nei settori della scienza, dell’istruzione, della sanità pubblica, delle arti e dello sport, rendendo nitido l’aspetto dello sviluppo in tutti gli ambiti della vita statale e sociale e dando letizia e coraggio al popolo.

In varie occasioni, come l’80° anniversario della liberazione nazionale, il 77° della Repubblica e il Giorno della Vittoria, il nostro Stato ha ancora una volta dimostrato la sua dignità e il suo prestigio e il nostro popolo ha rinnovato la propria volontà di mantenere l’amor proprio e raggiungere la prosperità coi suoi stessi sforzi.

Il nostro Partito e il nostro governo stanno altresì compiendo un costante balzo in avanti nel rafforzamento delle capacità difensive dello Stato.

In base alla linea del Partito sul potenziamento delle forze navali, abbiamo costruito con successo dei cacciatorpediniere in grado di svolgere varie missioni militari, creando così una solida asse strategica per la difesa della nostra sovranità marittima e muovendo un primo, cruciale passo nell’edificazione di una talassocrazia. Ci siamo recentemente prefissati degli obiettivi chiari, dal potenziamento incessante delle forze strategiche all’espansione delle loro capacità, fino al miglioramento delle prestazioni in combattimento degli strumenti militari convenzionali. Queste sono trasformazioni di grande impatto.

Oltre a ciò ci siamo dotati di nuove armi segrete e abbiamo conquistato parecchi successi nella scienza della difesa, il che apporterà un grande contributo all’irrobustimento ancor più radicale delle nostre forze militari.

Abbiamo dato dimostrazione di quanto grandi e preziosi siano le risorse dello Stato e il patrimonio del popolo creati nei nove mesi di quest’anno e di quanto sia ampia la nostra portata di combattimento per elevare con fiducia il ragguardevole progresso del socialismo.

Gettare le fondamenta per raggiungere la prosperità in autonomia andò a costituire parte del piano a lungo termine alla I sessione della XIV Assemblea Popolare Suprema sei anni fa; adesso queste fondamenta sono state definitivamente erette in tutti i settori e lo sviluppo generalizzato dell’edificazione socialista, considerato a quei tempi un ideale, è già entrato in una fase di concretezza.

Oggi è teoria consolidata che nessuno e nessuna avversità può ostruire o ritardare il nostro Stato e il nostro popolo nella loro marcia in avanti verso l’aumento della propria forza e del proprio progresso, sulla loro strada, lungo il cammino del loro sviluppo.

Né le malefiche manovre ostative delle forze esterne né l’inaudita crisi sanitaria pubblica e nemmeno i disastri naturali sono riusciti a minare la nostra forza e unità.

Tutto ciò è attribuibile al fatto che l’intero Partito, il Paese e il popolo tutti, sostenendo le decisioni dell’VIII Congresso del Partito come proprio invincibile programma di lotta, hanno operato strenuamente per compiere un balzo in avanti dimostrando una perseveranza e un’abilità pratica senza precedenti anno dopo anno, superando intrepidamente sfide e difficoltà severe.

In questo percorso, la nostra volontà e la fiducia in noi stessi di far avanzare inflessibilmente la nostra causa e aprirci il nostro futuro si sono fatte più forti e il ruolo di tutto il popolo e il potere della sua avanzata hanno guadagnato maggiore intensità.

Tutte le genti del Paese sono testimoni di trasformazioni radicali ovunque vivano, e sono unite ancor più strettamente da un alto senso d’orgoglio per il proprio Paese e di devozione per la sua gloria.

Sono fiero del fatto che tale orgoglio e amore non siano mai stati così grandi come oggi, nei quasi otto decenni di storia della nostra Repubblica.

Per noi, la crescita economica e l’aumento della forza militare hanno un notevole impatto, purtuttavia ciò che conta e pesa di più è la forza spirituale del popolo, la forza motrice e la preparazione di quella politico-ideologica.

Il nostro Partito e il governo della Repubblica identificano anzitutto le riserve e le potenzialità nei fattori ideologici più che nelle leve economiche e risolvono ogni problema a colpi di ideologia e offensive politiche; grazie a questo metodo di direzione, le fiamme dell’emulazione per l’aumento della produzione e il risparmio, attizzate dagli operai del cementificio di Sangwon, hanno travolto l’intero Paese con entusiasmo rivoluzionario e zelo combattivo. Incoraggiato dall’eroico spirito dei martiri delle unità operative d’oltremare, che hanno sacrificato le proprie vite in difesa dell’onore e della dignità del Paese, l’entusiasmo patriottico e l’eroismo di massa stanno montando ancor più tra il popolo in ogni angolo del Paese.

Per la vittoria, il successo e gli sviluppi del futuro, ciò è più prezioso e potente di qualunque altra cosa.

Approfittando di questa occasione, vorrei testimoniare la mia calorosa e sincera gratitudine a tutti i cittadini della Repubblica, che hanno sempre reso un sostegno assoluto alle politiche del Partito e del governo e le hanno supportate mediante una lotta vigorosa e successi brillanti nella creazione.

Cari Deputati,

Noi stiamo lavorando duramente per trasformare la nostra Repubblica in un Paese potente che nessuno osi provocare e in una società ideale per il popolo, alimentando il sorgente spirito d’avanzata con cui abbiamo dato vita a cambiamenti senza precedenti in tutti gli ambiti della vita statale e sociale sin dalla fondazione della Repubblica, adempiendo così con successo gli onerosi compiti dei tempi e il dovere rivoluzionario. Questo è il vero obiettivo della nostra lotta e siamo pieni di fiducia in noi stessi.

Al momento attuale, allorché la lotta per la prosperità complessiva dello Stato è entrata in un periodo di slancio senza precedenti, il nostro Partito e il nostro popolo si aspettano un ruolo più corretto e attivo da parte del governo della Repubblica.

Quest’ultimo dovrà aderire al principio del rafforzamento del carattere popolare nelle sue attività e dare briglia sciolta all’unità e alla creatività tipiche del nostro popolo.

In alcune unità si sono rivelate le deviazioni di prestare poca attenzione alle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori focalizzandosi sull’attuazione dei piani produttivi o dei compiti edilizi.

Non dovremo far sfigurare le qualità originarie del socialismo antropocentrico in nessuna circostanza, bensì porre l’uomo al di sopra della produzione e risolvere uno per uno i problemi elementari che si presentano nella promozione della salute e della convenienza dei produttori.

Poiché l’opera di completamento dei lavori agricoli procede a pieno ritmo in tutto il Paese, dovremo far sì che non si verifichino episodi come il depennamento delle quote degli agricoltori col pretesto dell’attuazione dei piani o il commercio di cereali tramite canali illegali.

Abbiamo bisogno della quantità pianificata di cereali, ma sono più importanti i diritti e gli interessi degli agricoltori e ancor più preziosa è la mentalità del popolo che ripone fiducia assoluta nelle politiche del Partito.

Non dovremo tollerare neppure la minima manifestazione di prassi che possano rivelarsi nel corso dell’applicazione di politiche contrarie al carattere popolare del nostro Stato, quali l’abuso di potere, l’atteggiamento burocratico e la violazione degli interessi del popolo, al contrario, dovremo orientare integralmente tutti gli affari di Stato alla cementazione della nostra unità unanime.

È molto importante volgere il corso dell’organizzazione e della conduzione degli affari di Stato verso lo sprigionamento della forza inesauribile delle masse.

In altre parole, nel superamento degli ostacoli soggettivi e oggettivi sulla via della nostra avanzata o dell’audace svolgimento dei compiti più pressanti ed essenziali, noi dovremo procedere con tutti gli affari dello Stato considerando in primo luogo l’inimitabile spirito rivoluzionario del nostro popolo e la sua fedeltà patriottica, mobilitandone la grande forza.

Il Consiglio di Stato dovrà elevare costantemente il suo ruolo organizzatore e mobilitante.

Poiché ha sotto la sua autorità le istituzioni esecutive e le forze in grado di svolgere la missione degli organi governativi e può esercitarla, esso dovrà dirigere e controllare appropriatamente tutti i suoi organismi affiliati cosicché possano svolgere credibilmente le proprie funzioni.

Inoltre, dovrà operare per assicurare stretti legami e cooperazione tra le istituzioni esecutive settoriali attraverso la discussione collettiva, controllare e dirigere regolarmente sia gli affari generali che il lavoro dei singoli settori e adottare misure realistiche per eliminare quelle tendenze che possano rivelarsi tra i funzionari della direzione economica, come il soggettivismo nel lavoro, l’impulsività nell’agire, l’autoreferenzialità, la ricerca di notorietà, l’irresponsabilità e l’incompetenza.

Esso dovrà instaurare una rigorosa disciplina finanziaria nel trattamento degli affari statali generali e non lasciare spazio a pratiche come l’appropriazione indebita, lo spreco e la malversazione, e far sì che i fondi, una volta investiti, vengano fatti fruttare adeguatamente ed efficacemente per strutturare le fondamenta dell’economia indipendente e promuovere il benessere del popolo.

L’individuazione di soluzioni pertinenti ai problemi della gestione economica è il compito più pressante che ci troviamo di fronte nel riordino degli affari statali generali e nel conseguimento di uno sviluppo sostenuto della nostra economia facendo leva sulle nostre forze.

È imperativo condurre un’analisi corretta del perché si siano rivelate contraddizioni e carenze nel lavoro economico attuale e adottare provvedimenti tempestivi per l’istituzione di metodi realistici e razionali di gestione economica, al fine di dare un impulso dinamico all’edificazione socialista.

Da quest’anno la politica di sviluppo regionale è entrata in una nuova fase di applicazione estesa, sulla base dei successi e dell’esperienza dell’anno scorso e delle esigenze a lungo termine per il collocamento delle regioni su un tracciato di sviluppo diversificato e sostenuto.

I settori e le unità preposti dovranno lavorare con un senso di responsabilità ancor maggiore, poiché si sta progredendo dinamicamente nello svolgimento dei compiti per lo sviluppo locale, come la garanzia di accuratezza e praticità scientifiche nella progettazione di strutture sotto detta politica, la produzione di equipaggiamenti di qualità e la standardizzazione.

Un fattore importante nel ringiovanimento regionale e nello sviluppo rurale consiste nel far sì che le province, le città e le prefetture adempiano ammodo al proprio ruolo, come si confà a dei padroni.

Le province costiere dovranno identificare e implementare propositivamente la costruzione di basi di allevamento in mare aperto sotto un piano e altri progetti che apporteranno benefici reali ai residenti, sfruttando le potenzialità economiche disponibili in loco conformemente alle proprie caratteristiche, come anche i compiti volti a cambiar di connotati con le entità della nuova politica di sviluppo regionale quale criterio.

Come ho indicato durante la mia visita a Songchon l’anno scorso, il problema risiede nella bassa qualità dell’edilizia abitativa nelle campagne, che sta venendo eseguita principalmente dalla manodopera cittadina e prefettizia.

Le città e le prefetture dovranno agire con decisione per costruire i ranghi degli operai qualificati, aggiornare le attrezzature e rafforzare le basi per la produzione di materiali edilizi.

Se trascurano questo, le prospettive della politica di sviluppo regionale potrebbero oscurarsi, il che porterebbe a conseguenze serie.

Le province, le città e le prefetture dovranno inoltre operare concretamente e assiduamente per formare con sistematicità un gran numero di personale che attuerà il programma della rivoluzione rurale nella nuova era come richiesto dalla politica del Partito, e trasformare così la campagna socialista.

Se vogliamo diventare più prosperi e più potenti, non per un colpo di fortuna ma sulla forza dell’autosufficienza e dell’autodeterminazione, non abbiamo altra scelta che fare affidamento sulla scienza e sulla tecnica, e le prospettive dello sviluppo del nostro Stato dipendono dalla costanza con la quale ne incrementiamo le forze scientifiche e tecniche.

Lo Stato dovrà istituire un sistema e un ordine ben congegnati per i quali le risorse dei talenti vengono mobilitate facendone buon uso e si fornisce una garanzia per lo sviluppo sostenuto della scienza e della tecnica. Inoltre, i settori e le unità tutti dovranno costruirsi le proprie forze scientifiche e tecniche nell’ottica di individuare soluzioni riuscite ai problemi tecnici che sorgono nel corso del lavoro reale.

Il settore dell’istruzione dovrà, sulla spinta dell’applicazione del secondo programma di istruzione obbligatoria dodicennale, effettuare tutti i preparativi per educare gli studenti secondo il livello avanzato internazionale, e dovrà inoltre far sì che le università e i licei attuino appropriatamente i nuovi piani di insegnamento specifici per disciplina onde produrre un gran numero di talenti come richiesto dalla realtà.

Ciò che non dovremo mai trascurare a tal riguardo è il miglioramento delle qualifiche e delle abilità dei docenti e il loro livello di specializzazione.

La soluzione del problema di questi ultimi è la chiave per lo sviluppo della didattica, pertanto è necessario assicurare una qualità superiore della formazione docenti e un continuo miglioramento del sistema all’uopo; è di particolare importanza consentire agli insegnanti delle regioni e delle campagne un pronto accesso ai materiali d’insegnamento avanzati.

Dovremo lavorare sodo per rinnovare gli istituti di trattamento e prevenzione a tutti i livelli, elevare fondamentalmente la qualità del servizio medico e solidificare le fondamenta materiali e tecniche del settore della sanità pubblica, soprattutto quello dell’industria farmaceutica, come richiesto dall’epoca storica della rivoluzione sanitaria.

Dovremo aggiornare costantemente il sistema giudiziario socialista e migliorare le funzioni e il ruolo della legge negli ambiti della vita statale e sociale.

Il Comitato Permanente dell’Assemblea Popolare Suprema dovrà rivedere e integrare continuamente le leggi settoriali specifiche onde procurare una garanzia legale all’attuazione di nuove politiche del Partito e dovrà essere efficace nel perfezionamento dei meccanismi legali e istituzionali per assicurare un’operatività più efficiente e lineare di tutti i settori, ponendoli sotto uno stretto controllo.

Con la promozione dei nostri scambi con altri Paesi negli ultimi anni, gli organismi esecutivi dovranno elaborare una strategia migliore, adottando al riguardo un approccio aggressivo, onnicomprensivo e rigoroso, per frustrare le manovre nemiche volte a minare il nostro sistema e far degenerare i nostri cittadini e combattere ogni tipologia di crimine che disturbi la stabilità sociale e politica.

Essi dovranno rafforzare la supervisione e il controllo legali sull’ostruzione o la trascuratezza nell’applicazione delle delibere adottate dal Partito e dallo Stato, sulle violazioni dell’ordine economico di quest’ultimo e della disciplina nell’attuazione del piano economico nazionale, sull’infrazione degli interessi del popolo e sull’impedimento dello sviluppo delle capacità difensive dello Stato; una volta scoperti taluni di questi atti criminali, non dovranno esitare nel brandire la spada della dittatura rivoluzionaria.

La nostra Repubblica è uno Stato socialista indipendente che non tollera in alcun modo nessun tipo di soggiogamento o dominazione. Pertanto, il più importante degli affari di Stato è il rafforzamento delle sue capacità autodifensive, e questa è cosa che dobbiamo fare senza un attimo di riposo e senza alcun compromesso.

Affidandoci al potente deterrente bellico che abbiamo già costruito, dovremo operare responsabilmente per difendere la sovranità e la sicurezza del nostro Stato e impegnarci costantemente ad aumentare le capacità con cui contrastare qualsiasi tipo di minaccia militare.

Dovremo lavorare attivamente per fare in modo che le nostre forze paramilitari mantengano una prontezza totale, come richiesto dalle caratteristiche della guerra moderna, consolidando così ulteriormente la potenza del sistema difensivo nazionale di tutto il popolo. Dovremo inoltre far sì che il tratto nazionale in cui ognuno considera la difesa nazionale come la massima espressione di patriottismo e rende un sostegno di tutto cuore all’Esercito Popolare abbia libero corso.

Oggi, avvalendomi di questa opportunità, vorrei parlarvi particolarmente delle mirabili imprese del nostro popolo.

Recentemente, dacché abbiamo reso pubbliche le gesta eroiche dei combattenti delle nostre unità operative d’oltremare nella liberazione della regione di Kursk nella Federazione Russa, va prevalendo in tutta la nostra società un clima di eroismo di massa e l’entusiasmo dei nostri uomini di giovane e mezza età all’offrirsi volontari per entrare nell’Esercito sta crescendo come mai prima d’ora. Queste sono parti di una tendenza crescente e positiva a mobilitarsi nella lotta patriottica in cui sono in gioco la dignità dei coreani e la reputazione della Corea.

Vi sono state moltissime istanze di aiuto sincero prestato ai partecipanti alle recenti operazioni d’oltremare e alle famiglie dei martiri e di donazioni monetarie per aiutarle a soddisfare le loro esigenze di vita.

Per un mese scarso, dal 22 agosto a oggi, decine di migliaia di persone (funzionari, impiegati e residenti) hanno donato una cospicua somma per la costruzione di un museo di guerra, di un monumento alle gesta belliche per onorare la memoria degli eroi, di via Saebyol e per le famiglie dei caduti.

Tra costoro vi sono ex soldati disabili onorati, agricoltori, scienziati e casalinghe.

Per quanto concerne il prosieguo di questa lodevole tendenza, è sorto il problema di impiegare i soldi donati per i partecipanti alle operazioni militari d’oltremare e alle famiglie dei martiri. Poiché il Partito e lo Stato dovranno assumersi la piena responsabilità delle cure nei loro riguardi, ho dato istruzione ai funzionari di restituire immancabilmente il denaro ai donatori, ringraziarli sinceramente a nome del governo della Repubblica e dare ampio risalto alle loro azioni.

Queste ultime sono una chiara testimonianza delle virtù e del nobile carattere morale unico del nostro popolo, della stabilità della nostra società e della sua vera unità e potenza.

Approfittando di questa occasione, vorrei ringraziare, a nome del governo della Repubblica, tutte quelle ammirevoli persone che, con uno spirito nobile, hanno offerto assistenza e donato soldi per i nostri eroici combattenti e le famiglie dei martiri.

Compagni,

La variabile chiave, cruciale nel prosieguo del corso storico per lo sviluppo generalizzato del nostro Paese, risiede in come difendiamo la sicurezza del nostro Stato tra le mutevoli tendenze politiche del mondo e il cambiamento delle condizioni dei tempi.

Oggi, in quest’assise, illustrerò lo status quo delle relazioni con gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea e la loro compatibilità, che hanno un impatto decisivo sulla sicurezza del nostro Stato e sul contesto regionale, come anche la posizione di principio che dovremo mantenere nelle attività esterne.

Attualmente, di pari passo col montare dei tumulti globali e della crisi universale causato dalle irragionevoli ambizioni e dallo sproporzionato uso della forza da parte del campo guidato dagli Stati Uniti, i quali cercano di mantenere la propria egemonia in rapido declino, la struttura di sicurezza intorno alla RPDC sta ancora affrontando gravi sfide.

In particolare, la situazione oggettiva della sicurezza attorno alla penisola coreana sta letteralmente battendo in peggio un primato dopo l’altro.

Gli Stati Uniti e i loro vassalli, in spregio delle preoccupazioni securitarie della RPDC, hanno regolarmente commesso azioni provocatorie per esacerbare la tensione, il pericolo della quale è adesso aumentato a un livello notevole, a dispetto di vari anni fa.

In base alla strategia egemonica degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico e allo scenario di sua attuazione, le alleanze militari con la Repubblica di Corea e col Giappone e il sistema di cooperazione militare tripartita con entrambi si stanno tramutando in entità via via più offensive e aggressive e la vittima diretta di ciò non è altro che l’ambiente securitario del nostro Stato.

La realtà che ci troviamo di fronte oggigiorno è che vari tipi di simulazioni di guerra bilaterali e multilaterali contro la RPDC si svolgono simultaneamente e continuano senza alcuna soluzione di continuità nel tempo e nello spazio, coinvolgendo sempre più elementi nucleari.

In passato, la tensione della situazione attorno alla penisola coreana era solita giungere al culmine ogni marzo e ogni agosto, come un vento stagionale, con le esercitazioni congiunte di guerra frenetiche e su larga scala degli Stati Uniti e della Repubblica di Corea. Attualmente, tuttavia, persistono tensioni croniche tutto l’anno, causate da una serie di esercitazioni bilaterali e multinazionali e da frequenti schieramenti di risorse strategiche.

Ciò è chiaramente evidenziato dal fatto che il mese scorso, lanciando le Ulji Freedom Shield, Stati Uniti e Repubblica di Corea hanno portato la situazione all’estremo e in settembre il nemico continua a esercitare una crescente pressione militare sul nostro Stato.

Ancor più serio è che le linee guida operative nucleari, che presuppongono l’impiego delle atomiche contro il nostro Stato e furono formulate dai precedenti regimi degli Stati Uniti e della Repubblica di Corea, sono state interamente riprese dai loro attuali sostituti e, di conseguenza, il loro piano di guerra nucleare è entrato nella fase dell’attuazione più pratica e concreta.

Alcuni giorni fa essi hanno lanciato le Iron Mace, un’altra prova di guerra nucleare mirante alla familiarità con le procedure e le modalità per attaccare il nostro Stato con le atomiche secondo le suddette linee guida conducendo, al contempo, un’esercitazione militare congiunta multilaterale col coinvolgimento del Giappone.

Questa è un’estensione e una prosecuzione della politica anti-RPDC che gli Stati nemici si sono tramandati di generazione in generazione a prescindere dai cambiamenti di regime e, altresì, una netta rivelazione dell’intrinseca natura bellicosa dei loro circoli dirigenti.

Contemporaneamente, il Giappone continentale ha visto lo schieramento lampo del sistema missilistico terrestre a medio raggio delle forze statunitensi per la prima volta nella sua storia. Di conseguenza, gli entroterra delle potenze nucleari regionali, compreso il nostro Stato, sono diventati bersagli costanti e diretti dell’esercito americano, il che significa che si trovano esposti, del pari, a un rischio securitario senza precedenti.

A causa delle avventurose azioni militari dimostrative degli Stati nemici, sono venute a crearsi circostanze imprevedibili e perigliose in ogni ambito della terra, del mare e dell’aria, e il confronto tra Stati nucleari ha assunto una severità inaudita. Questa è la situazione militare e politica prevalente in cui ci troviamo.

Analogamente, la situazione attuale è più difficile che mai.

Anche se il presente contesto securitario è diventato inauditamente negativo, il livello o coefficiente della sicurezza del nostro Stato è più alto che mai.

L’indice di sicurezza per lo scongiuramento della guerra si è alzato più che nel passato nonostante la tensione si aggravi col passare del tempo e la miccia stia bruciando: questo fatto suggerisce una cosa molto importante.

Le nostre forze nucleari stanno svolgendo pienamente e perfettamente la loro funzione deterrente per fronteggiare e superare qualsiasi sfida securitaria da fuori.

Detto altrimenti, il deterrente fisico in continuo aumento del nostro Stato, direttamente proporzionale al crescente uso della forza militare da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati, ha completamente fiaccato la volontà degli Stati nemici di scatenare una guerra e ha assicurato l’equilibrio di forze nella regione.

Sono sicuro di ciò, e penso sia difficile per il nemico negarlo.

Per quanto possa essere dura la situazione oggettiva, la guerra verrà del tutto scongiurata se il fattore soggettivo, ovvero la forza interna, diventa abbastanza forte da tenerla sotto controllo e gestirla.

Mediante il suo ininterrotto e rapido sviluppo e la sua minacciosa dimostrazione, il nostro deterrente nucleare ha dimostrato la sua capacità e affidabilità per la difesa della sovranità nazionale, dell’integrità territoriale, delle vite e della sicurezza del popolo dalle minacce militari, dall’aggressione e dall’attacco stranieri, ha costantemente incrementato il coefficiente di sicurezza della penisola coreana e della regione e ha fatto temere agli Stati nemici le conseguenze fatali di un’emergenza.

La realtà odierna testimonia che i nostri infaticabili sforzi per l’accelerazione dell’accumulazione di forza fisica senza sosta sono interamente giustificabili.

Come ho già dichiarato, il mantenimento della sicurezza e la difesa della pace tramite una forza schiacciante sono la nostra scelta immutabile.

Io dico che gli Stati nostri nemici non hanno né mezzi né metodi per fermare la crescita della nostra forza assoluta, né li otterranno neppure in un lontano futuro.

Siamo pronti a far fronte a tutto.

Possono esserci modi e principi diversi nella risposta e siamo preparati a fronteggiare qualunque cosa.

Quattro anni fa sottolineai la necessità di prepararci sia al dialogo che allo scontro e soprattutto al secondo, al fine di proteggere la dignità del nostro Stato e i suoi interessi per lo sviluppo indipendente e di garantire in maniera affidabile l’ambiente pacifico e la sicurezza del nostro Stato.

Le amministrazioni degli Stati Uniti e della Repubblica di Corea formatesi quest’anno parlano della loro volontà di dialogare e migliorare i rapporti con noi. Ma il loro scopo di depotenziare la nostra forza e abbattere il nostro sistema sociale sul lungo periodo non potrà mai cambiare.

Ultimamente se ne sono venuti fuori con l’idea della “denuclearizzazione per fasi”, che li ha portati a distruggere con le loro stesse mani la giustificazione e le basi per ogni dialogo con noi.

Io non credo che gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea siano dotati di un qualsiasi raziocinio per ragionare con la comunità internazionale di riconoscere la loro necessità di negoziare con noi.

Il concetto di “denuclearizzazione” ha da tempo perso il suo significato.

Noi siamo diventati uno Stato nucleare e questa è una scelta inevitabile che abbiamo fatto al bivio tra l’ascesa e la caduta del nostro Stato.

Questo è il motivo per il quale abbiamo incastonato il nostro possesso di armi nucleari nella legge suprema della nostra Repubblica come qualcosa di sacro e assoluto, che non potrà essere intaccato o emendato in nessun caso.

Chiederci di accettare la “denuclearizzazione” equivale a domandarci di andare contro la nostra Costituzione.

Esiste ancora un gran numero di persone che si uniscono agli Stati Uniti nel coro della “denuclearizzazione”.

Costoro dovrebbero sapere che stanno commettendo atti di aperto disprezzo e grossolana violazione della sovranità della RPDC.

Potremmo noi andar mai contro la nostra Costituzione?

A che pro dovremmo darci alla “denuclearizzazione”?

Per evitare le sanzioni?

Mai. Mai e poi mai.

Io dico che la “denuclearizzazione” è l’ultima, l’ultima cosa che ci si possa aspettare da noi.

Il fatto che la RPDC è dotata di armi nucleari resterà per sempre così com’è, che agli Stati Uniti e ai loro alleati piaccia o meno e a prescindere dall’ardore con cui esortino in coro alla “denuclearizzazione” foss’anche per 10, 20, 50 o anche 100 anni.

Il nostro mantenimento delle armi nucleari è sancito in una legge nazionale che abbiamo il dovere legale di difendere indefettibilmente.

L’astuto sermone degli Stati nostri nemici per il quale possiamo star bene soltanto rinunciando alle atomiche ha già perso la sua forza persuasiva mentre vediamo gli spargimenti di sangue in tutto il mondo, di cui loro stessi sono autori.

Il mondo sa bene quello che fanno gli Stati Uniti dopo aver fatto rinunciare altri alle armi nucleari e averli disarmati.

Noi non le abbandoneremo mai.

Le sanzioni imposteci dalle forze ostili ci hanno dato una lezione su come diventare più forti e hanno sviluppato in noi una tolleranza e una resistenza tali che non cederemo dinanzi ad alcuna pressione.

Non ci saranno negoziati, giammai soprattutto con gli Stati nostri nemici che vogliono che scambiamo qualcosa con loro per l’ossessione di liberarci dalle loro sanzioni.

Se le forze egemoniche occidentali guidate dagli Stati Uniti pensano di poter farci pressione e metterci in ginocchio con sanzioni o minacce, ancora presi dall’illusione di poter vincere infliggendo una sconfitta strategica alla RPDC, uno Stato nucleare, si sbagliano di grosso.

La palla è nel loro campo.

Qualora volessero continuare coi loro stupidi atti di imporre sanzioni e pressioni strombazzando ancora la “denuclearizzazione” senza guardare in faccia la mutata realtà, vadano pure avanti così.

Francamente parlando, la cosa ci darà un vantaggio maggiore.

Questo perché avremo ancor più tempo di fare ciò che intendiamo.

Il tempo è dalla nostra parte.

Come si addice a una grande potenza politica, puntelleremo la nostra economia come abbiamo pianificato e aggiorneremo incessantemente la nostra posizione di potenza militare di caratura mondiale incrementando il rafforzamento delle nostre capacità militari, il che costituisce il nostro inconfondibile obiettivo strategico.

Il nostro Partito e il nostro governo difenderanno, invariabilmente, fermamente e senza la minima deviazione, la Costituzione della RPDC e la legge fondamentale sulla politica delle forze nucleari, che ha codificato in permanenza il nostro possesso delle atomiche, e salvaguarderanno fino in fondo gli interessi supremi del nostro Stato.

A meno che la minaccia nucleare che ci proviene dall’esterno abbia fine, e fintantoché esisteranno le forze imperialiste che usano le atomiche come mezzo d’esistenza della loro tirannia, noi non consentiremo interruzioni sul nostro cammino di rafforzamento delle capacità militari con cui salvaguardare la sicurezza del nostro Stato e il benessere del nostro popolo sia nel presente che nel futuro, ma continueremo a muoverci in avanti per mantenerci all’apice della nostra soverchiante forza.

Le forze ostili sono avvisate di essere ben consapevoli del fatto che se continuano a vantare sconsideratamente e senza limiti la propria potenza dalle nostre parti, potremmo perdere la pazienza.

Adesso noi esercitiamo la nostra deterrenza bellica, e io non voglio che la missione primaria di questo deterrente perda di validità.

Qualora ciò accadesse, scatterebbe la missione secondaria.

Ne ho già parlato.

Nel caso in cui detta missione secondaria dovesse diventare operativa, le organizzazioni militari e le infrastrutture della Repubblica di Corea e dei suoi alleati nelle vicinanze collasserebbero in un momento e ciò significherebbe l’annientamento.

Io non ricerco in alcun modo lo sviluppo di un contesto tanto pericoloso.

Se gli Stati Uniti, liberandosi della loro assurda ricerca della denuclearizzazione altrui e riconoscendo la realtà, volessero un’autentica coesistenza pacifica con noi, non avremmo ragione alcuna per non sederci l’uno di fronte all’altro.

Personalmente conservo buoni ricordi dell’attuale presidente statunitense Trump.

Colgo questa occasione per chiarire ulteriormente la nostra posizione sui rapporti con la Repubblica di Corea.

Per sederci al tavolo con essa non abbiamo motivi e con lei non faremo nulla.

Sia chiaro, non ce ne occuperemo per niente.

Difatti, noi e la Repubblica di Corea siamo esistiti nella comunità internazionale come due Stati per anni.

È una netta realtà che i due Stati più ostili sulla Terra, Stati belligeranti, si trovano in aspro confronto sulla penisola coreana.

Sono stati Syngman Rhee, primo presidente della Repubblica di Corea, e la sua cricca a imbastire un governo separato su una metà della penisola coreana, in ostinata opposizione alle aspirazioni di tutti i compatrioti di sbarazzarsi della tragedia della divisione imposta dalle forze straniere e vivere e svilupparsi in maniera indipendente su un unico territorio.

Nella prima Costituzione della Repubblica di Corea, fabbricata e promulgata nel luglio 1948, Syngman Rhee stipulò che «il territorio della Repubblica di Corea copre la penisola coreana e le isole ad essa collegate», codificando così la sua natura innata quanto più ostile al nostro Stato.

L’Accordo di Armistizio Coreano, firmato nel 1953 dopo i tre anni di guerra, confermò ufficialmente di fronte alla comunità internazionale che due Stati belligeranti esistono innegabilmente sulla penisola coreana senza la fine completa delle ostilità. Nel 1991, quindi, la Repubblica Popolare Democratica di Corea e la Repubblica di Corea sono entrate nelle Nazioni Unite separatamente, giungendo così a essere internazionalmente riconosciute come due Stati completamente diversi.

Abbiamo definito la Repubblica di Corea un Paese straniero e lo Stato più ostile non sulla base di un giudizio formulato di colpo negli ultimi anni.

Non è niente di nuovo.

Abbiamo semplicemente accettato il fatto nudo e crudo.

Chiamiamo la Repubblica di Corea lo Stato più ostile perché ha continuato a scrivere una storia di atti uno più ostile dell’altro contro la RPDC.

A partire dalle Focus Lens dopo la guerra, essa ha freneticamente organizzato simulazioni di guerra anti-RPDC quasi ogni giorno cambiandone incessantemente i nomi in codice, come Freedom Bolt, Ulji Focus Lens, Team Spirit, Key Resolve e Ulji Freedom Guardian. Al momento attuale, le esercitazioni si sono trasformate ancor più malignamente in esercizi di guerra nucleare totale come le Ulji Freedom Shield e le Freedom Edge.

La Repubblica di Corea ha convertito il suo intero territorio in un avamposto e in un deposito nucleari, il più grande dei loro tipi nell’Estremo Oriente, introducendo più di 1.000 armamenti nucleari di ogni tipologia nella penisola coreana per la prima volta nella Storia. Ora freme di giochi di guerra smerciandovi a ogni pie’ sospinto un enorme quantitativo di strumenti militari avanzati come i tre strategici degli Stati Uniti e persino forze occidentali guidate dalla NATO.

Le scellerate manovre militari anti-RPDC, effettuate dalla Repubblica di Corea in combutta con forze straniere, hanno reso la penisola coreana una zona di pericolo di guerra costante ove non sarebbe strano se un conflitto scoppiasse proprio adesso.

Sebbene abbia cambiato più di dieci governi e la Costituzione sia stata sottoposta a nove revisioni fino ad oggi, niente è cambiato nell’articolo di quest’ultima relativo al territorio, che mira all’invasione e all’annessione della RPDC. Seppure, inoltre, la Legge sulla Sicurezza Nazionale sia stata emendata varie volte, l’articolo che riflette in modo concentrato l’ostilità verso la RPDC non è stato revisionato neppure in minima parte.

Abbiamo osservato con disgusto quello che i vari capoccia della Repubblica di Corea hanno perseguito.

La storia di scontro feroce tra la RPDC e quest’ultima, che abbraccia quasi otto decenni, e la realtà attuale mostrano chiaramente che l’innata ambizione folle della Repubblica di Corea, sia che si professi “democratica” o che indossi la maschera del “conservatorismo”, per far cadere il nostro sistema e il nostro governo non è mai cambiata e mai cambierà, e che il nemico è il nemico.

Oltretutto, nell’ottica degli interessi nazionali, non abbiamo alcuna intenzione di riunirci con un Paese che ha affidato la propria politica e la propria difesa a forze straniere.

La Repubblica di Corea è un’entità deforme ed emiplegica e un tributario coloniale in cui ogni ambito è stato americanizzato, un Paese straniero divenuto completamente eterogeneo.

Va da sé che, come acqua e fuoco non potranno mai fondersi in una cosa sola, la politica indipendente e quella servile e traditrice non possono coesistere, la difesa indipendente e quella subordinata non possono fondersi, l’economia autosufficiente e l’economia coloniale a contratto non possono combinarsi e la cultura socialista e quella yankee non possono andare d’accordo.

La riunificazione delle due entità diventate completamente eterogenee e incompatibili l’una con l’altra non potrà mai realizzarsi, a meno che una delle due non cessi di esistere.

Di riunificarsi non c’è alcuna necessità.

Il neonato governo di Lee Jae Myung nella Repubblica di Corea va professando una “linea di compromesso” con noi, parlando di “miglioramento delle relazioni” e di “pace”, in un tentativo di distinguersi dai governi precedenti. Sostanzialmente, però, niente è cambiato.

Nell’ottica della sua folle ambizione di “unificazione per assorbimento” esso mette in ombra i malefici regimi “conservatori” che l’hanno preceduto, che hanno impostato l’opposizione alla RPDC come politica di Stato.

Pubblicamente dice che “costruirà assiduamente una torre di fiducia con pazienza” per “restaurare indefettibilmente le relazioni nord-sud”, ma dietro le quinte quello che erige alto è il muro dello scontro, espandendo e rafforzando le prove di guerra per l’aggressione come l’esercitazione operativa nucleare e quella militare congiunta multilaterale rivolta a un attacco nucleare preventivo sull’altra parte.

In realtà, nella bozza di bilancio per l’anno prossimo, la prima approvata dal governo di Lee Jae Myung dal suo insediamento, le spese militari prevedono un aumento dell’8.2%, superando di gran lunga quelle del regime di Yoon Suk Yeol, che si fece una nomea per il suo fanatismo guerrafondaio contro la RPDC.

In questi giorni dicono che riconosceranno il nostro sistema e che non perseguiranno l'”unificazione per assorbimento” ma coesisteranno pacificamente con noi. Tuttavia, il capo dell’ufficio di sicurezza dello Stato ha spiegato abbastanza esattamente la vera intenzione del capoccia qualche giorno fa.

A una tavola rotonda del 17 settembre, egli ha formulato un’osservazione di totale negazione del nostro sistema e della nostra Costituzione affermando: «La denuclearizzazione della penisola coreana è l’obiettivo ultimo tradizionalmente perseguito dalla Repubblica di Corea e dagli Stati Uniti e, piaccia o meno, rimane immutato».

Adesso il nemico straparla apertamente di una celere ripresa del dialogo, dicendo che quanto più esso rimane sospeso, «tanto più si rafforzeranno le capacità nucleari e missilistiche del nord».

La “teoria della denuclearizzazione in tre fasi” dell’attuale caporione, la cosiddetta “sospensione-riduzione-denuclearizzazione”, non è altro che una copia della “cartella di lavoro” dei suoi predecessori che sognavano di disarmarci.

Sarebbe soltanto un espressione di sentimentalismo e ossessione discutere di riunificazione con un simile Stato nemico e una tale insistenza non potrebbe cambiare nulla nella realtà.

Come potremmo riunificarci noi e la Repubblica di Corea?

Ha forse la Storia registrato mai un caso di unificazione tra due Stati acerrimi nemici?

Perché dovremmo perseguire una riunificazione che non può verificarsi a meno che uno dei due cessi di esistere?

Sanciremo in una legge nazionale che noi e la Repubblica di Corea siamo due Stati che condividono un confine, eterogenei l’uno rispetto all’altro e che in alcun modo possono diventare una cosa sola.

Anche in futuro il governo della RPDC difenderà in maniera affidabile la sovranità, la sicurezza e gli interessi fondamentali dello Stato e promuoverà con veemenza la pace e la sicurezza nella penisola coreana e nella regione circostante nel modo più responsabile.

Compagni Deputati,

Nello svolgimento di ogni compito del governo della Repubblica, i diritti e l’autorità dei Deputati non sono assolutamente leggeri e questo onore di prendere parte in prima persona alla discussione degli affari di Stato è un’espressione delle grandi aspettative del Partito e del popolo circa il vostro responsabile ruolo.

Dal popolo eletti, incaricati dell’amministrazione dello Stato e avendo giurato di servire il popolo, voi dovrete custodirne la fiducia, assicurare fino in fondo l’attuazione delle politiche statali con un impegno più attivo e devoto e far valutare il vostro operato dallo Stato e dal popolo portando risultati di sincere attività politiche statali.

A tal fine, voi dovrete anzitutto maturare una comprensione corretta di queste ultime e, su questa base, spiegarle ai residenti delle vostre regioni e alle persone delle vostre unità e dare loro un esempio da seguire nella loro attuazione.

La cosa importante è che voi portiate infallibilmente e perfettamente a termine tutte le politiche avanzate dal Partito e dallo Stato per i vostri rispettivi settori e unità attraverso una meticolosa pianificazione, un’organizzazione efficiente e una perseveranza ostinata.

Il Deputato deve avere un intuito e dei tratti consoni a un attivista politico dello Stato, sapere come indirizzare il pubblico sentire e incoraggiare il collettivo a mantenere l’atmosfera di unità e lotta, abituarsi a individuare e fare del bene per il popolo, osservare strettamente le leggi e le normative dello Stato e condurre una vita frugale, affinché costui o costei non perda il rispetto e la fiducia delle masse.

Tutti voi, impegnandovi doppiamente e devotamente, dovrete conseguire una serie di eccellenti risultati di cui poter andare fieri dinanzi al Partito, allo Stato e al popolo, e i vostri volti e successi lasceranno una visibile impronta sul registro della nostra sacra avanzata verso il IX Congresso del Partito.

Il nostro Partito e il governo della Repubblica serberanno dei nobili ideali e condurranno una lotta inflessibile per irrobustire la ferma fiducia del popolo e costruiranno continuamente la fiducia in sé e la forza con cui tradurre in realtà i desideri cari al popolo, adempiendo in tal modo agli onerosi compiti di ogni fase.

Compagni,

Per il Partito del Lavoro di Corea, il governo della Repubblica e il nostro popolo, la linfa vitale assoluta risiede nel restar fedeli alla linea socialista e nel tenere più alta la bandiera del socialismo.

Questo perché i vantaggi e la vitalità del socialismo di nostra scelta, che abbiamo difeso e glorificato versando sudore e perfino sangue, senza risparmiarci, sono stati dimostrati dalla Storia e dalla realtà.

Man mano che sperimentava un cambiamento drammatico nel proprio destino e affrontava difficoltà di ogni sorta, il nostro popolo ha accettato il socialismo come un esigenza vitale anziché un ideale o una modalità politica; godendo di un concreto beneficio dopo l’altro, conducendo una vita collettivista in cui ci si aiuta e ci si dirige l’un l’altro condividendo gioie e dolori, e testimone della realtà del suo Paese sempre più prospero, esso si è reso sensibilmente conto che il socialismo e le proprie sorti sono inseparabilmente legati.

Il nostro Partito e il nostro governo non hanno alcun diritto di rinunciare al socialismo, che il nostro popolo ha scelto, di cui si fida, che spinge avanti in autonomia e che considera una verità e un tesoro più della propria vita. Essi hanno il dovere di svilupparlo a modo nostro e condurlo alla conquista di una serie di grandi vittorie.

Non vi saranno cambiamenti né deviazioni nella piattaforma politica del nostro Partito e del nostro governo e difenderemo e faremo avanzare sicuramente il socialismo, che incarna le aspirazioni e gli ideali del nostro popolo, promuovendo così la grande prosperità del nostro Stato e assicurando il benessere eterno del nostro popolo.

La nostra causa è invincibile, poiché avanza facendo leva sullo straordinario entusiasmo patriottico e la creatività inesauribile del popolo eroico rimasto fedele ai nobili ideali, e la storia dello sviluppo e della prosperità del nostro Stato socialista continuerà per sempre.

Compagni Deputati,

Portiamo al trionfo la causa del socialismo, che rappresenta la nostra grande storia, il nostro onore e il nostro futuro luminoso.

Lavoriamo duramente per la dignità e la prosperità generalizzata della nostra Repubblica, mantenendo dispiegata la bandiera del socialismo che simboleggia i nostri nobili ideali e i nostri bei sogni.

Viva il nostro grande Paese, la Repubblica Popolare Democratica di Corea!

KCNA