Nella Sala di S.Giorgio del Cremlino si è tenuta la cerimonia di firma degli accordi sull’ammissione in Russia della Repubblica popolare di Doneck, della Repubblica popolare di Lugansk, della regione di Zaporož’e e della regione di Cherson e di formazione di nuovi soggetti della Federazione Russa.
Cari cittadini russi, cittadini delle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, residenti delle regioni di Zaporož’e e Cherson, deputati della Duma di Stato, senatori della Federazione Russa!
Come sapete, nelle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk, nelle regioni di Zaporož’e e Cherson si sono svolti i referenda. I loro risultati sono stati conteggiati e sono noti. La gente ha fatto la sua scelta, una scelta chiara.
Oggi firmiamo gli accordi sull’ammissione della Repubblica popolare di Doneck, della Repubblica popolare di Lugansk, della regione di Zaporož’e e della regione di Cherson nella Russia. Sono sicuro che l’Assemblea federale sosterrà le leggi costituzionali sull’adozione e la formazione in Russia di quattro nuove regioni, quattro nuovi soggetti della Federazione Russa, perché questa è la volontà di milioni di persone.
(Applausi)
E questo, naturalmente, è un loro diritto, un loro diritto inalienabile, sancito dal primo articolo della Carta delle Nazioni Unite, che parla direttamente del principio della parità dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli.
Lo voglio ribadire: è un diritto inalienabile delle persone, si basa sull’unità storica, in nome della quale hanno vinto generazioni di nostri antenati, coloro che dalle origini dell’antica Russia per secoli hanno creato e difeso la Russia. Qui, nella Novorossia, combatterono Rumjancev, Suvorov e Ušakov, Caterina II e Potëmkin fondarono nuove città. Qui i nostri nonni e bisnonni sono morti durante la Grande Guerra Patriottica.
Ricorderemo sempre gli eroi della “primavera russa”, coloro che non si sono rassegnati al colpo di Stato neonazista in Ucraina nel 2014, tutti coloro che sono morti per il diritto di parlare la propria lingua madre, preservare la propria cultura, tradizioni, fede, per il diritto alla vita. Sono i guerrieri del Donbass, i martiri della “Chatyn’” di Odessa, vittime di attacchi terroristici disumani perpetrati dal regime di Kiev. Sono i volontari e le milizie, sono i civili, i bambini, le donne, gli anziani, russi, ucraini, persone dalle più disparate nazionalità. E’ il vero e proprio capo del popolo di Doneck Aleksandr Zacharčenko, sono i comandanti militari Arsen Pavlov e Vladimir Žoga, Ol’ga Kočura e Aleksej Mozgovoj, è il procuratore della Repubblica di Lugansk Sergej Gorenko. E’ il paracadutista Nurmagomed Gadžimagomedov e tutti i nostri soldati e ufficiali che sono morti eroicamente durante l’operazione militare speciale. Sono eroi. (Applausi). Eroi della grande Russia. E vi chiedo di onorare la loro memoria con un minuto di silenzio.
(Minuto di silenzio)
Vi ringrazio.
Dietro la scelta di milioni di residenti nelle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, nelle regioni di Zaporož’e e Cherson c’è il nostro destino comune e una storia millenaria. Le persone hanno trasmesso questa connessione spirituale ai loro figli e nipoti. Nonostante tutte le tribolazioni, hanno portato attraverso gli anni l’amore per la Russia. E nessuno può distruggere questo sentimento in noi. Ecco perché sia le generazioni più anziane che i giovani, quelli che sono nati dopo la tragedia del crollo dell’Unione Sovietica, hanno votato per la nostra unità, per il nostro futuro comune.
Nel 1991, a Belovežskaja Pušča, senza chiedere quale fosse la volontà della gente comune, i rappresentanti di allora dell’élite del Partito decisero di far crollare l’URSS e le persone si trovarono da un giorno all’altro tagliate fuori dalla loro Patria. Questo fece a pezzi, smembrato la nostra comunità popolare, si trasformò in una catastrofe nazionale. Come una volta dopo la rivoluzione i confini delle repubbliche dell’Unione furono affettati a tavolino, così gli ultimi leader dell’Unione Sovietica, contrariamente all’espressione diretta della volontà della maggioranza del popolo nel referendum del 1991, hanno rovinato il nostro grande Paese, ponendo i popoli davanti al fatto compiuto.
Posso ammettere che non si rendessero nemmeno conto di tutto quello che stavano facendo e a quali conseguenze questo avrebbe inevitabilmente portato alla fine. Ma non importa più. Non c’è l’Unione Sovietica, il passato non può essere restituito. Sì, e la Russia oggi non ne ha più bisogno, non ci sforziamo per questo. Ma non c’è niente di più forte della determinazione di milioni di persone che, per cultura, fede, tradizioni, lingua, si considerano parte della Russia, i cui antenati hanno vissuto per secoli in un unico Stato. Non c’è niente di più forte della determinazione di queste persone a tornare alla loro vera, storica Patria.
Per otto lunghi anni, le persone nel Donbass sono state oggetto di genocidio, bombardamenti e assedio, e a Cherson e Zaporož’e hanno cercato di fomentare criminalmente l’odio per la Russia, per tutto ciò che è russo. Ora, già durante i referenda, il regime di Kiev ha minacciato di violenze e morte gli insegnanti di scuola, donne che lavoravano nelle commissioni elettorali, ha intimidito milioni di persone venute ad esprimere la propria volontà con la repressione. Ma le indomite persone del Donbass, di Zaporož’e e di Cherson hanno detto la loro.
Voglio che le autorità di Kiev e i loro veri padroni in Occidente mi ascoltino, in modo che tutti lo ricordino: le persone che vivono a Lugansk e Doneck, Cherson e Zaporož’e diventano nostri cittadini per sempre. (Applausi)
Esigiamo dal regime di Kiev che cessino immediatamente il fuoco, tutte le ostilità, la guerra che hanno scatenato nel 2014, e che tornino al tavolo dei negoziati. Noi siamo pronti, è stato detto più di una volta. Ma non discuteremo la scelta della gente di Doneck, Lugansk, Zaporož’e e Cherson, la scelta è stata fatta, e la Russia non la tradirà. (Applausi). Le autorità di Kiev di oggi dovrebbero trattare questa libera scelta della gente con rispetto, senza aggiungere altro. Questo è l’unico modo per giungere alla pace.
Proteggeremo la nostra terra con tutte le forze e i mezzi a nostra disposizione, e faremo di tutto per garantire la vita sicura della nostra gente. Questa è la grande missione di liberazione del nostro popolo.
Ricostruiremo sicuramente città e paesi distrutti, alloggi, scuole, ospedali, teatri e musei, ripristineremo e svilupperemo le imprese industriali, le fabbriche, le infrastrutture, la sicurezza sociale, le pensioni, l’assistenza sanitaria e i sistemi educativi.
Naturalmente, lavoreremo per migliorare il livello di sicurezza. Insieme faremo in modo che i cittadini delle nuove regioni sentano il sostegno dell’intero popolo russo, dell’intero Paese, di tutte le repubbliche, di tutti i territori e delle regioni della nostra vasta Patria. (Applausi)
Cari amici, colleghi!
Oggi voglio rivolgermi ai soldati e agli ufficiali che stanno partecipando all’operazione militare speciale, i soldati del Donbass e della Novorossia, coloro che, dopo il decreto sulla mobilitazione parziale, entrano nelle file delle Forze Armate, compiendo il loro dovere patriottico, che, al richiamo del loro cuore, vanno agli uffici di registrazione militare e di arruolamento. Vorrei rivolgermi ai loro genitori, mogli e figli, per dire loro per cosa sta combattendo il nostro popolo, quale nemico ci si oppone, chi sta gettando il mondo in nuove guerre e crisi, traendo il loro sanguinoso profitto da questa tragedia.
I nostri compatrioti, i nostri fratelli e sorelle in Ucraina – la parte natia del nostro popolo unito – hanno visto con i propri occhi ciò che i circoli dirigenti del cosiddetto Occidente stanno preparando per tutta l’umanità. Qui, infatti, si sono semplicemente tolti le maschere, hanno mostrato le loro vere viscere.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Occidente ha deciso che il mondo, tutti noi, avremmo dovuto sopportare per sempre i suoi dettami. Poi, nel 1991, l’Occidente si aspettava che la Russia non si sarebbe ripresa da tali sconvolgimenti e sarebbe andata in pezzi da sola. Sì, è quasi successo: ricordiamo gli anni ‘90, i terribili anni ‘90, affamati, freddi e senza speranza. Ma la Russia ha resistito, rianimato, rafforzato, ha ripreso il suo legittimo posto nel mondo.
Allo stesso tempo, l’Occidente ha cercato tutto questo tempo e continua a cercare una nuova possibilità per colpirci, indebolire e distruggere la Russia, che hanno sempre sognato, dividere il nostro Stato, mettere i popoli l’uno contro l’altro, condannarli a povertà ed estinzione. Sono semplicemente ossessionati dal fatto che ci sia un Paese così grande, enorme al mondo con il suo territorio, le sue ricchezze naturali, le sue risorse, con un popolo che non sa come vivere e non vivrà mai secondo gli ordini altrui.
L’Occidente è pronto a scavalcare tutto pur di preservare il sistema neocoloniale che gli permette di parassitare, infatti, di depredare il mondo a spese del potere del dollaro e dei dettami tecnologici, di riscuotere un vero tributo dall’umanità, per estrarre la principale fonte di prosperità immeritata, la rendita dell’egemone. Il mantenimento di questo canone è il loro motivo chiave, genuino e assolutamente egoistico. Ecco perché la desovranizzazione totale è nel loro interesse. Da qui la loro aggressività verso Stati indipendenti, verso valori tradizionali e culture originarie, tenta di minare processi internazionali e di integrazione al di fuori del loro controllo, nuove valute mondiali e centri di sviluppo tecnologico. Per loro è fondamentale che tutti i Paesi cedano la loro sovranità agli Stati Uniti.
Le élite al potere di alcuni Stati accettano volontariamente di farlo, accettano volontariamente di diventare vassalli; altri sono corrotti, intimiditi. E se non funziona, distruggono interi Stati, lasciando dietro di se catastrofi umanitarie, disastri, rovine, milioni di destini umani in rovina e mutilati, enclavi terroristiche, zone disastrate sociali, protettorati, colonie e semicolonie. A loro non importa finché così ottengono il proprio vantaggio.
Voglio sottolineare ancora una volta che è proprio nell’avidità, nell’intenzione di mantenere il suo potere illimitato, che ci sono le vere ragioni della guerra ibrida che l’“Occidente collettivo” sta conducendo contro la Russia. Non ci augurano la libertà, ma vogliono vederci come una colonia. Non vogliono una cooperazione paritaria, ma una rapina. Vogliono vederci non come una società libera, ma come una folla di schiavi senz’anima.
Per loro, una minaccia diretta è il nostro pensiero e la nostra filosofia, e quindi attentano ai nostri filosofi. La nostra cultura e arte sono un pericolo per loro, quindi stanno cercando di vietarle. Anche il nostro sviluppo e la nostra prosperità rappresentano una minaccia per loro: la concorrenza è in crescita. Non hanno affatto bisogno della Russia, noi ne abbiamo bisogno. (Applausi)
Vorrei ricordarvi che le pretese di dominio del mondo in passato sono state infrante più di una volta dal coraggio e dalla resilienza del nostro popolo. La Russia sarà sempre la Russia. Continueremo a difendere sia i nostri valori che la nostra Patria.
L’Occidente conta sull’impunità, su come farla franca. In realtà, tutto è andato proprio così finora. Gli accordi nel campo della sicurezza strategica gettati nel cestino; gli accordi raggiunti al più alto livello politico sono stati dichiarati fandonie; la ferma promessa di non espandere la NATO a est, non appena i nostri ex leader l’hanno acquisita, si è trasformata in uno sporco inganno; i trattati sulla difesa antimissilistica e sui missili a raggio intermedio e corto sono stati violati unilateralmente con pretesti inverosimili.
Tutto ciò che sentiamo da più parti è: “L’Occidente rappresenta l’ordine basato sulle regole”. Da dove arrivano? Chi le ha mai viste queste regole? Chi le ha concordate? Sentite, è un delirio, un puro inganno, standard doppi o già tripli! E’ progettato solo per gli sciocchi.
La Russia è una grande potenza millenaria, un Paese-civiltà, e non vivrà secondo regole così truccate e false. (Applausi)
E’ proprio il sedicente Occidente ad avere calpestato il principio dell’inviolabilità dei confini, e ora decide a sua discrezione chi ha diritto all’autodeterminazione e chi no, chi non ne è degno. Perché decidano così, chi abbia concesso loro un tale diritto non è dato di saperlo. Se lo sono concesso da soli.
Ecco perché la scelta delle persone in Crimea, a Sebastopoli, a Doneck, Lugansk, Zaporož’e e Cherson provoca in loro una rabbia selvaggia. Questo Occidente non ha il diritto morale di valutarlo, nemmeno di balbettare sulla libertà della democrazia. No, e non lo ha mai avuto!
Le élite occidentali negano non solo la sovranità nazionale e il diritto internazionale. La loro egemonia ha un carattere pronunciato di totalitarismo, dispotismo e apartheid. Dividono sfacciatamente il mondo nei loro vassalli, nei cosiddetti Paesi civili e in tutti gli altri, che, secondo il piano dei razzisti occidentali di oggi, dovrebbero aggiungersi alla lista dei barbari e dei selvaggi. Le false etichette – “Paesi canaglia”, “regimi autoritari” – sono già pronte, stigmatizzano interi popoli e Stati, e non c’è nulla di nuovo in questo. Nulla di nuovo: le élite occidentali sono ciò che erano e sono rimaste tali: colonialiste. Discriminano, dividono le persone in classi “prime” e “altre”.
Non abbiamo mai accettato e non accetteremo mai tale nazionalismo politico e razzismo. E che cos’è, se non razzismo, la russofobia, che ora si sta diffondendo in tutto il mondo? Che cos’è, se non razzismo, la perentoria convinzione dell’Occidente che la sua civiltà, la cultura neoliberista sia un modello indiscutibile per il mondo intero? “Chi non è con noi è contro di noi”. Suona davvero strano.
Anche il pentimento per i propri crimini storici viene spostato dalle élite occidentali su tutti gli altri, chiedendo sia ai cittadini dei loro Paesi che agli altri popoli di confessare ciò con cui non hanno nulla a che fare, ad esempio, per il periodo delle conquiste coloniali.
Vale la pena ricordare all’Occidente che iniziò la sua politica coloniale nel Medioevo, per poi seguire la tratta mondiale degli schiavi, il genocidio delle tribù indiane in America, il saccheggio dell’India, dell’Africa, le guerre di Inghilterra e Francia contro la Cina, a causa della quale fu costretta ad aprire i suoi porti al commercio di oppio. Quello che hanno fatto è stato drogare intere nazioni, sterminare di proposito interi gruppi etnici per amore della terra e delle risorse, inscenare una vera caccia a persone come animali. Ciò è contrario alla natura stessa dell’uomo, alla verità, alla libertà e alla giustizia.
E noi siamo orgogliosi che nel XX secolo sia stato il nostro Paese a guidare il movimento anticolonialista, che ha aperto opportunità di sviluppo a molti popoli del mondo per ridurre la povertà e la disuguaglianza, per vincere la fame e le malattie.
Sottolineo che uno dei motivi della secolare russofobia, della malcelata malizia di queste élite occidentali nei confronti della Russia è proprio che non ci siamo lasciati derubare durante il periodo delle conquiste coloniali, abbiamo costretto gli europei a commerciare per reciproco vantaggio. Ciò è stato ottenuto creando un forte Stato centralizzato in Russia, che si è sviluppato e rafforzato sui grandi valori morali dell’Ortodossia, dell’Islam, dell’ebraismo e del buddismo, sulla cultura russa e sul verbo russo, aperti a tutti.
E’ noto che sono stati ripetutamente elaborati piani di intervento in Russia, hanno cercato di utilizzare sia i tempi travagliati dell’inizio del XVII secolo che il periodo di sconvolgimenti dopo il 1917: hanno fallito. L’Occidente riuscì comunque a impadronirsi delle ricchezze della Russia alla fine del XX secolo, quando lo Stato fu distrutto. Poi siamo stati chiamati sia amici che partner, ma in realtà ci hanno trattato come una colonia: trilioni di dollari sono stati sottratti al Paese secondo una varietà di schemi. Tutti ricordiamo tutto, non abbiamo dimenticato nulla.
E in questi giorni, la gente a Doneck e Lugansk, a Cherson e Zaporož’e si è espressa a favore del ripristino della nostra unità storica. Grazie! (Applausi)
I Paesi occidentali ripetono da secoli che portano libertà e democrazia ad altri popoli. E’ esattamente il contrario: invece della democrazia – repressione e sfruttamento; invece della libertà – schiavitù e violenza. L’intero ordine mondiale unipolare è intrinsecamente antidemocratico e non libero, è ingannevole e ipocrita in tutto e per tutto.
Gli Stati Uniti sono l’unico Paese al mondo ad avere usato le armi nucleari due volte, distruggendo le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. A proposito, in questo senso hanno costituito un precedente.
Ricordiamoci anche che gli Stati Uniti, insieme agli inglesi, durante la seconda guerra mondiale hanno ridotto in rovina Dresda, Amburgo, Colonia e molte altre città tedesche senza alcuna necessità militare. E questo è stato fatto con aria di sfida, senza alcuna, ripeto, necessità militare. C’era un solo obiettivo: proprio come nel caso dei bombardamenti nucleari in Giappone, intimidire sia il nostro Paese che il mondo intero.
Gli Stati Uniti hanno lasciato un segno terribile nella memoria dei popoli della Corea e del Vietnam con barbari “bombardamenti a tappeto”, l’uso del napalm e di armi chimiche.
Tuttora, occupano di fatto Germania, Giappone, Repubblica di Corea e altri Paesi e allo stesso tempo li chiamano cinicamente alleati alla pari. Ascoltate! Mi chiedo che tipo di alleanza è questa? Il mondo intero sa che i leader di questi Paesi sono sotto osservazione, alle principali persone di questi Stati vengono installati dispositivi di ascolto non solo in ufficio, ma anche nei locali residenziali. Questo è una vera vergogna. Una vergogna sia per chi fa questo, sia per chi, come schiavo, ingoia silenziosamente e docilmente questa maleducazione.
Gli ordini e le urla maleducate e insultanti all’indirizzo dei loro vassalli li chiamano solidarietà euro-atlantica, lo sviluppo di armi biologiche, gli esperimenti su persone viventi, anche in Ucraina, la chiamano nobile ricerca medica.
E’ la loro politica distruttiva, guerre e rapine ad avere provocato la colossale ondata di flussi migratori di oggi. Milioni di persone subiscono privazioni, abusi, muoiono a migliaia, cercando di arrivare nella stessa Europa.
Ora stanno esportando pane dall’Ucraina. Dove sta andando con il pretesto di “fornire sicurezza alimentare ai Paesi più poveri del mondo”? Dove sta andando? Tutto va negli stessi Paesi europei. Lì, solo il cinque per cento è andato nei Paesi più poveri del mondo. Ancora una volta, un’altra truffa e un vero e proprio inganno.
L’élite americana, di fatto, usa la tragedia di queste persone per indebolire i propri concorrenti, per distruggere gli Stati nazione. Questo vale anche per l’Europa, questo vale anche per l’identità di Francia, Italia, Spagna e altri Paesi con una lunga storia.
Washington sta chiedendo sempre più sanzioni contro la Russia e la maggior parte dei politici europei è umilmente d’accordo con questo. Capiscono chiaramente che gli Stati Uniti, spingendo attraverso la completa rinuncia dell’UE ai vettori energetici russi e ad altre risorse, stanno praticamente portando alla deindustrializzazione dell’Europa, alla conquista completa del mercato europeo, capiscono tutto, queste élite europee, capiscono tutto, ma preferiscono servire gli interessi degli altri. Questo non è più servilismo, ma un tradimento diretto dei loro popoli. Ma Santo Dio, sono affari loro.
Ma le sanzioni non bastano agli anglosassoni, sono passati al sabotaggio – incredibile, ma vero – avendo organizzato esplosioni sui gasdotti internazionali del Nord Stream, che corrono lungo il fondo del Mar Baltico, hanno anzi iniziato a distruggere l’infrastruttura energetica paneuropea. E’ chiaro a tutti coloro che ne beneficiano. Chiunque ne tragga vantaggio, lo ha fatto, ovviamente.
Il dettato degli Stati Uniti si basa sulla forza bruna, sul menare le mani. A volte ben confezionati, a volte senza alcun involucro, ma l’essenza è la stessa: la legge della forza bruta. Da qui il dispiegamento e il mantenimento di centinaia di basi militari in tutti gli angoli del mondo, l’espansione della NATO, i tentativi di mettere insieme nuove alleanze militari come AUKUS e simili. Sono inoltre in corso lavori attivi per creare un collegamento politico-militare tra Washington-Seoul-Tokyo. Tutti quegli Stati che possiedono o cercano di possedere un’autentica sovranità strategica e sono in grado di sfidare l’egemonia occidentale sono automaticamente inclusi nella categoria dei nemici.
E’ su questi principi che si fondano le dottrine militari degli Stati Uniti e della NATO, che richiedono nientemeno che il dominio totale. Le élite occidentali presentano i loro piani neocoloniali altrettanto ipocritamente, anche con pretese di pace, parlano di una sorta di contenimento, e una parola così astuta vaga da una strategia all’altra, ma, in realtà, significa solo una cosa: minare qualsiasi centro sovrano di sviluppo.
Abbiamo già sentito parlare del contenimento di Russia, Cina, Iran. Credo che altri paesi dell’Asia, dell’America Latina, dell’Africa, del Medio Oriente, così come gli attuali partner e alleati degli Stati Uniti, siano i prossimi in linea. Sappiamo che qualunque cosa non gli piaccia, impongono sanzioni anche contro i loro alleati, prima contro una banca, poi contro un’altra; ora contro una Società, ora contro un’altra. Questa è la stessa pratica e si espanderà. Prendono di mira tutti, compresi i nostri vicini più prossimi: i Paesi della CSI.
Allo stesso tempo, l’Occidente da tempo spaccia il voluto per reale. Così, avviando una guerra lampo di sanzioni contro la Russia, credevano che sarebbero stati ancora una volta in grado di costruire il mondo intero al loro comando. Ma, come si è scoperto, una prospettiva così rosea non eccita affatto tutti: forse completi masochisti politici e ammiratori di altre forme non tradizionali di relazioni internazionali. La maggior parte degli Stati si rifiuta di “ingoiare” e sceglie un modo ragionevole di cooperazione con la Russia.
L’Occidente chiaramente non si aspettava da parte loro una tale recalcitranza. Si sono appena abituati ad agire secondo un modello, prendendo tutto con sfacciataggine, ricatti, corruzione, intimidazioni, e si convincono che questi metodi funzioneranno per sempre, come se fossero ossificati e congelati nel passato.
Tale fiducia in se stessi è un prodotto diretto non solo del famigerato concetto della propria esclusività – anche se questo, ovviamente, è semplicemente sorprendente – ma anche di una vera e propria “fame di informazioni” in Occidente. Hanno annegato la verità in un oceano di miti, illusioni e falsi, usando una propaganda estremamente aggressiva, mentendo incautamente, come Goebbels. Più incredibile è la bugia, più velocemente ci crederanno: è così che agiscono, secondo questo principio.
Ma le persone non possono essere nutrite con dollari ed euro stampati. E’ impossibile nutrirsi con questi pezzetti di carta, ed è impossibile riscaldare una casa con la capitalizzazione virtuale e gonfiata dei social network occidentali. Tutto questo è importante, ecco di cosa sto parlando. Ma non meno importante è quanto appena detto: non puoi sfamare nessuno con la carta moneta – hai bisogno di cibo e non scalderai nessuno nemmeno con queste capitalizzazioni gonfiate – sono necessari vettori energetici.
Pertanto, i politici della stessa Europa devono convincere i loro concittadini a mangiare meno, lavarsi meno spesso e vestirsi più caldi in casa. E quelli che iniziano a fare domande giuste: “In realtà, perché è così?” – vengono subito dichiarati nemici, estremisti e radicali. E accusano la Russia, dicono: è qui la fonte di tutti i tuoi problemi. Mentono di nuovo.
Quello che voglio rimarcare, sottolineare: ci sono tutte le ragioni per credere che le élite occidentali non cercheranno vie d’uscita costruttive dalla crisi alimentare ed energetica globale, sorta per loro colpa, proprio per loro colpa, a seguito dei loro molti anni di politica, ben prima della nostra operazione militare speciale in Ucraina, nel Donbass. Non intendono risolvere i problemi dell’ingiustizia e della disuguaglianza. C’è il timore che siano pronti a usare altre ricette a loro familiari.
E qui vale la pena ricordare che l’Occidente è uscito dalle contraddizioni del primo Novecento attraverso la prima guerra mondiale. I profitti della seconda guerra mondiale hanno permesso agli Stati Uniti di superare finalmente le conseguenze della Grande Depressione e di diventare la più grande economia del mondo, per imporre al pianeta il potere del dollaro come valuta di riserva globale. E la crisi in ritardo degli anni ‘80 – perché anche negli anni ‘80 del secolo scorso la crisi si è aggravata – l’Occidente l’ha ampiamente superata appropriandosi dell’eredità e delle risorse dell’Unione Sovietica che stava crollando e alla fine è crollata. E’ un fatto.
Ora, per districarsi da un altro groviglio di contraddizioni, hanno bisogno di spezzare la Russia e gli altri Stati che scelgono a tutti i costi la via dello sviluppo sovrano per depredare ancora di più le ricchezze altrui e a questo costo chiudere, tappare i loro buchi. Se ciò non accade, non escludo che cercheranno di portare il sistema completamente al collasso, al quale tutto possa essere imputato, oppure, Dio non voglia, decideranno di usare la famosa formula “la guerra cancellerà tutto”.
La Russia comprende la propria responsabilità nei confronti della comunità mondiale e farà di tutto per riportare in se queste teste calde.
E’ chiaro che l’attuale modello neocoloniale in definitiva è condannato. Ma ripeto che i suoi veri proprietari vi si aggrapperanno fino alla fine. Semplicemente non hanno nulla da offrire al mondo, tranne la conservazione dello stesso sistema di rapine e racket.
In buona sostanza, sputano sul diritto naturale di miliardi di persone, la maggior parte dell’umanità, alla libertà e alla giustizia, a determinare da soli il proprio futuro. Ora sono passati completamente a una negazione radicale delle norme morali, della religione e della famiglia.
Poniamoci alcune domande molto semplici. Voglio tornare a quanto ho detto, voglio rivolgermi a tutti i cittadini del Paese – non solo a quei colleghi che sono in aula – a tutti i cittadini della Russia: vogliamo avere, qui, nel nostro Paese, in Russia, al posto di mamma e papà ci siano “genitore numero uno”, "numero due”, “numero tre” (sono impazziti!)? Vogliamo davvero che le perversioni che portano al degrado e all’estinzione siano imposte ai bambini delle nostre scuole fin dalle elementari? Che si inculchi loro che ci siano presumibilmente altri generi oltre alle donne e agli uomini e gli si proponga un’operazione di cambio del sesso? Vogliamo tutto questo per il nostro Paese e per i nostri figli? Per noi tutto questo è inaccettabile, abbiamo un futuro diverso, il nostro.
Ripeto, la dittatura delle élite occidentali è diretta contro tutte le società, compresi gli stessi popoli dei Paesi occidentali. Questa è una sfida per tutti. Una tale totale negazione dell’uomo, il rovesciamento della fede e dei valori tradizionali, la soppressione della libertà acquisisce i tratti di una “religione al contrario” – un vero e proprio satanismo. Nel Discorso della Montagna, Gesù Cristo, denunciando i falsi profeti, dice: “Dai loro frutti li riconoscerete”. E questi frutti velenosi sono già evidenti per la gente – non solo nel nostro Paese, in tutti i Paesi, anche per molte persone nello stesso Occidente.
Il mondo è entrato in un periodo di trasformazioni rivoluzionarie, sono di natura fondamentale. Si stanno formando nuovi centri di sviluppo, rappresentano la maggioranza – la maggioranza! – della comunità mondiale e sono pronti non solo a dichiarare i propri interessi, ma anche a proteggerli, e vedono nella multipolarità un’opportunità per rafforzare la propria sovranità, e quindi per ottenere una vera libertà, una prospettiva storica, il loro diritto all’indipendenza, alla creatività, ad uno sviluppo originale, ad un processo armonioso.
In tutto il mondo, anche in Europa e negli Stati Uniti, come ho detto, abbiamo molte persone che la pensano allo stesso modo e sentiamo e vediamo il loro sostegno. Un movimento di liberazione anticolonialista contro l’egemonia unipolare si sta già sviluppando all’interno dei Paesi e delle società più diversi. La sua soggettività non potrà che crescere. E’ questa forza che determinerà la futura realtà geopolitica.
Cari amici!
Oggi lottiamo per una strada giusta e libera, prima di tutto per noi stessi, per la Russia, affinché i diktat, il dispotismo rimangano per sempre nel passato. Sono convinto che i Paesi e i popoli comprendano che una politica basata sull’esclusività di chiunque, sulla soppressione di altre culture e popoli, sia intrinsecamente criminale, che dobbiamo voltare questa pagina vergognosa. Il crollo dell’egemonia occidentale che è iniziato è irreversibile. E lo ripeto ancora: non sarà più come prima.
Il campo di battaglia a cui il destino e la storia ci hanno chiamato è il campo di battaglia per il nostro popolo, per la grande Russia storica. (Applausi)
Oggi lottiamo affinché non venga mai in mente a nessuno che la Russia, il nostro popolo, la nostra lingua, la nostra cultura possano essere presi e cancellati dalla storia. Oggi abbiamo bisogno del consolidamento dell’intera società, e tale coesione può basarsi solo sulla sovranità, sulla libertà, sulla creazione e sulla giustizia. I nostri valori sono umanità, misericordia e compassione.
E voglio concludere il mio discorso con le parole di un vero patriota, Ivan Aleksandrovič Il’in: “Se considero la Russia la mia Patria, significa che amo in russo, contemplo e penso, canto e parlo russo; che credo nella forza spirituale del popolo russo. Il suo spirito è il mio spirito; il suo destino è il mio destino; la sua sofferenza è il mio dolore; la sua fioritura è la mia gioia”.
Dietro queste parole c’è una grande scelta spirituale, che per più di mille anni di Stato russo è stata seguita da molte generazioni dei nostri antenati. Oggi stiamo facendo questa scelta, i cittadini delle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, i residenti delle regioni di Zaporož’e e Cherson hanno fatto questa scelta. Hanno scelto di stare con la loro gente, di stare con la Patria, di vivere il loro destino, di vincere insieme ad essa.
Con noi c’è la verità, con noi c’è la Russia!
Traduzione: Mark Bernardini
Originale in russo: Cremlino
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