In questa torrida campagna elettorale appena iniziata, oggi mi hanno già infastidito un paio di personaggi che, guardacaso, sono (si mormora) alleati fra loro: Calenda e Bonino.
Calenda parla di frattaglie riferendosi a Fratoianni e Bonelli e dall’alto del suo quattro virgola qualcosa percento pone veti a Letta. A me le frattaglie (quelle vere, non quelle politiche) piacciono, poiché, a differenza di Calenda, ho origini proletarie, mio nonno in gioventù faceva il bracciante a cottimo. Ma, per le implicazioni politiche, negli anni ’70-’80 ci fu una geniale vignetta non ricordo più se con Cipputi di Altan o addirittura con “Up il sovversivo” di Chiappori: “Il PSI è l’ago della bilancia”, ma l’altro gli fa eco: “E Craxi ruba sul peso”.
La sua sodale Bonino lancia un appello: non un voto in più a questa destra putiniana. A chi si riferisce? Lasciamo perdere Rimberluska, che un giorno si dice deluso da Putin e il giorno dopo manco se lo ricorda più, tanto raccoglie l’otto e rotti. Ma Salvini, che è al 13? Da quando (2014) esistono le sanzioni contro la Russia, i suoi eurodeputati hanno compattamente votato ogni sei mesi per il loro prolungamento. Forse la Meloni, che ha una percentuale ben più ragguardevole, e cioè il 24? FdI sono coerentemente schierati con la NATO, con l’Ucraina, contro la Russia, contro il Donbass e per l’invio di armi ai nazisti di Kiev. Allora la Bonino a chi si riferisce? In fondo, anche tutto il centro e tutto il centrosinistra condividono le posizioni della Meloni in materia. Gli unici a non unirsi al coro, senza per questo essere putiniani, sono i comunisti, che però contano quanto il due di coppe quando regna bastoni e che comunque difficilmente possono essere definiti “di destra”.
Delle due, l’una: o Calenda e Bonino sono altrettanto “rimba”, oppure sono demagoghi e perciò in malafede per definizione. Tertium non datur. Anzi sì: potrebbero essere entrambe le cose.