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Restrizione spazi democratici

Facciamo un po’ di statistica e di storia.

I padri costituenti non erano degli sprovveduti.

A fronte di 28 milioni di elettori, nel primo Parlamento repubblicano del 1946 avevano previsto 556 deputati.

In pratica, ciascuno di questi ultimi rappresentava 50 mila elettori.

Per una quindicina di anni il numero dei deputati ha continuato a crescere man mano che aumentava il numero di elettori, per ragioni puramente demografiche.

In maniera non del tutto proporzionale, certo (nel 1963, con 630 deputati e 35 milioni di elettori, ciascun deputato rappresentava 54 mila elettori), ma insomma l’erosione della rappresentanza non aveva ancora raggiunto livelli preoccupanti.

Il fatto è che il primo attacco diretto (a parte il tentativo di legge-truffa del 1953) risale al 1959-1960, quando è stato stabilito il numero fisso di 630 deputati, indipendentemente dalla quantità di elettori, che, logicamente e prevedibilmente, ha continuato a crescere negli anni.

E’ così che arriviamo al 1994, quando venne modificata la legge elettorale, che da quel momento prevedeva 155 deputati (un quarto) eletti col sistema proporzionale e tutti gli altri con l’uninominale (tre quarti).

Tuttavia, formalmente, i deputati totali erano comunque 630; gli elettori, però, nel frattempo, erano arrivati a 48 milioni, quindi con una rappresentanza di 76 mila elettori per ogni deputato.

Alle ultime elezioni, quelle del 2018, gli elettori erano poco meno di 51 milioni, la rappresentanza quindi era arrivata a 83 mila.

Al referendum del 20 settembre 2020 i deputati sono stati ridotti a 400, a fronte di 51 milioni e mezzo di elettori, la rappresentanza è di poco meno di 130 mila.

Gli elettori del 2022 in realtà si riferiscono allo sciagurato referendum del 2020.
Gli elettori del 2022 in realtà si riferiscono allo sciagurato referendum del 2020.

Ecco la ragione del mio NO convinto a quel referendum. Gli italiani hanno deciso altrimenti, contenti loro, contenti tutti.

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