Tra le narrazioni fastidiose (voglio essere buono) occidentali e, segnatamente, italiane sulla guerra di liberazione in Ucraina, c’è quella della traslitterazione e della pronuncia delle varie località del Donbass. Tutti siete ormai abituati a leggere di Luhansk, Zaporizhzhia, Sloviansk, Lysychansk, Livoberezhny, Shevchenkivskyi, Kharkiv, Izyum, Lyman, Kryvyi Rih, Mykolaïv, Ochakiv, Manhush, Kreminna, Dnipro, Makariv, Irpin, Chernihiv, Zhytomyr, Yavoriv, Kyiv, Kherson…
Come mio padre, io sono un cultore delle enciclopedie in versione cartacea, e più son vecchie, più le ritengo affidabili. Qui a Mosca dispongo in casa del “Grande Dizionario Enciclopedico” della UTET di Torino, 1967-1973, in diciannove volumi. Scopriamo così che si scrive e si pronuncia:
Livoberezhny = Levoberežnyj (letteralmente, “della riva sinistra”)
Izyum = Izjum (letteralmente, “uva passa”)
Ochakiv = Očakov
Manhush = Pervomajskoe (letteralmente, “del primo maggio”, fondata come Mangul dagli antichi greci)
Kreminna = Kremennaja (letteralmente, “della silice”)
Makariv = Makarov
Irpin = Irpen’
Yavoriv = Javorov
Certo, mi si potrebbe replicare, ma quelli sono i nomi di epoca sovietica, dunque russi. E’ verissimo. Spiegatemi allora perché dite San Pietroburgo anziché Sankt-Peterburg, ma soprattutto perché chiamate Leopoli la città ucraina di L’viv (che poi sarebbe L’vov, letteralmente “del leone”), e Crimea la penisola Krym?
Breve digressione personale. Vedete, mio nonno materno, classe 1905, era di Očakov, nel governatorato di Cherson dell’impero zarista. Era l’ultimo ebreo “puro” della famiglia, ma quest’ultima, pur essendo di rigorosa osservanza ebraica, era abituata a parlare la lingua del posto, e cioè… il russo. Egli fu cacciato con ignominia dalla famiglia prima per essere andato volontario con l’Armata Rossa nella guerra civile del 1919-1922, ma soprattutto poi per avere sposato una “non ebrea”, e cioè mia nonna, della provincia di Mosca. Lui li mando tutti ramengo: “io questa donna la amo, e punto”. Si amarono fino alla sua morte, nel 1984, come il primo giorno. Io avevo già 27 anni, non ricordo di averlo mai sentito parlare ucraino, e sospetto che manco lo conoscesse.
Il punto più importante, però, è un altro. Qual è la lingua parlata dalla popolazione delle località da me citate? No, non l’ucraino, bensì il russo. E questo nonostante tutti i tentativi di imporre l’ucraino da parte dei nazisti ucraini, con multe, persecuzioni, incarcerazioni e torture per chi osasse parlare russo, cioè la propria lingua madre.
Dispiace che l’Italia si faccia comandare da uno sparuto manipolo di nazionalisti ucraini approdati nel Belpaese.