Найти в Дзене

20220501 Intervista Lavrov a Mediaset

Due osservazioni da parte mia, anche come interprete di simultanea con oltre quarant’anni di esperienza, oltre che come politologo.

Fermo immagine dalla trasmissione televisiva, il video è più sotto.
Fermo immagine dalla trasmissione televisiva, il video è più sotto.
  1. Ho visto questa intervista in russo sul sito del ministero degli esteri della Federazione Russa, la traduzione simultanea delle domande era corretta e professionale, ma con un accento italiano tremendo, che talvolta rendeva di difficile comprensione il contenuto. Nessun rilievo, invece, per la simultanea dal russo all’italiano. Bravo. Non posso dire altrettanto per il sunto che ne hanno fatto sul sito di Mediaset. Una questione di sfumature, certo, ma in queste cose va pesata ogni parola.
  2. Non trovo ricevibili le critiche mosse a Mediaset da parte di vari media italiani, questa intervista sarebbe stata una propaganda russa a cui sarebbe soggiaciuta Rete 4. Vorrei modestamente ricordare a taluni sedicenti giornalisti la differenza tra un dibattito in stile talkshow e, appunto, un’intervista, composta per definizione da domande e risposte.

Detto ciò, auguro un buon ascolto, una buona visione e una buona lettura nella versione della mia personale traduzione simultanea.

Dopo le Sue affermazioni sulla possibilità di una terza guerra mondiale nucleare, il mondo intero si pone una domanda: è un rischio reale?

Se capisco bene, come mondo intero Lei intende i media e i politici occidentali. Non è la prima volta che attiro l’attenzione su quanto abilmente l’Occidente distorca le parole dei esponenti russi. Mi è stato chiesto delle minacce che ora si stanno accumulando, di quanto sia reale una terza guerra mondiale. Ho risposto letteralmente quanto segue: la Russia non ha mai interrotto gli sforzi per raggiungere accordi che garantirebbero il non scatenamento di una guerra nucleare. Negli ultimi anni siamo stati noi a suggerire insistentemente ai nostri colleghi americani di ripetere ciò che fecero Gorbačëv e Reagan nel 1987: adottare una dichiarazione e confermare che non ci possono essere vincitori in una guerra nucleare, per cui non dovrebbe mai essere scatenata.

Non sono riusciti a convincere l’amministrazione Trump, che aveva le sue opinioni su questo argomento. Ma l’amministrazione Biden ha concordato con la nostra proposta. Nel giugno 2021, a Ginevra, in occasione della riunione dei Presidenti della Federazione Russa Putin e degli Stati Uniti Biden, è stata adottata una dichiarazione sull’inammissibilità della guerra nucleare. Sottolineo, su nostra iniziativa.

Nel gennaio di quest’anno, sempre su nostra iniziativa, cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu ai massimi livelli hanno adottato un accordo analogo: non ci possono essere vincitori in una guerra nucleare. Non deve essere scatenata mai. La proposta del presidente Putin di convocare un vertice dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite era finalizzata al raggiungimento di questo obiettivo. E’ stata sostenuta dai nostri colleghi cinesi e francesi. Gli Stati Uniti e il Regno Unito, che li ascolta in ogni frangente, per il momento stanno procrastinando questo importante evento.

Dopo averlo detto, ho esortato a essere il più guardinghi possibile e a non attizzare i rischi esistenti. Mi riferivo alle dichiarazioni di Zelenskij nel febbraio di quest’anno, secondo cui l’Ucraina ha commesso un errore rinunciando alle armi nucleari ed è necessario acquistarle di nuovo. C’è anche una dichiarazione dei leader polacchi sulla loro disponibilità a schierare armi nucleari americane sul loro territorio. E molto altro ancora.

Guarda caso, né per le dichiarazioni di Zelenskij, né per quelle della Polonia, non ci sono stati interrogativi da parte dei media occidentali. Proprio come per quanto affermato dal ministro degli esteri francese, Le Drian. Improvvisamente ha detto: non dobbiamo dimenticare che anche la Francia ha armi nucleari. Ecco di cosa stavo parlando. Quando estrapolano e distorcono ciò che io e gli altri nostri rappresentanti abbiamo detto, questo non fa onore al giornalismo occidentale.

Putin ha detto qualche giorno fa che avete a disposizione “armi mai viste prima”. Cosa intendeva?

Questo è ben noto a tutti. Tre anni fa, Putin ha presentato le nuove elaborazioni durante il suo annuale discorso all’Assemblea federale russa. Prima di tutto, quelle ipersoniche. Come ha spiegato francamente e dettagliatamente, abbiamo iniziato ad occuparcene dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dal Trattato sui missili anti-balistici. All’epoca, il presidente Bush Jr., rispondendo alla domanda sul perché stessero distruggendo questo documento importantissimo, che in larga misura assicurava la stabilità globale, ha detto a Putin che sarà il loro sistema antimissilistico, e che non sarà rivolto contro la Russia. Sarebbero preoccupati per la Corea del Nord e l’Iran e voi “fate un po’ quello che volete in risposta”. Lo considereranno anche loro come non diretto contro gli Stati Uniti.

Siamo stati costretti a trattare con armi ipersoniche, perché sapevamo perfettamente che il sistema di difesa missilistica statunitense non sarebbe stato diretto contro la Repubblica Popolare Democratica di Corea e l’Iran, ma contro la Federazione Russa e successivamente la Repubblica Popolare Cinese. Avevamo bisogno di armi che possano certamente superare le difese missilistiche. In caso contrario, un Paese con difesa missilistica e armi offensive potrebbe essere tentato di lanciare il primo attacco nella speranza che la risposta venga soppressa dai sistemi di difesa missilistica.

Ecco come sono nate queste armi. Sono descritte in dettaglio dalla stampa specializzata. Noi non nascondiamo la loro esistenza. Eravamo addirittura pronti a parlarne con gli Stati Uniti affinché il trattato di stabilità strategica, che sostituirà l’attuale Trattato sulle armi strategiche, includa anche una discussione sui nuovi sistemi che sono apparsi, appariranno ancora e potranno diventare oggetto di discussione. Ora gli americani hanno interrotto tutti questi negoziati. Facciamo affidamento su noi stessi.

Durante la visita del segretario generale dell’ONU Guterres a Kiev, ci sono stati attacchi missilistici. Cosa potrebbe dire ai media occidentali e a Zelenskij, che vedono questi missili come una provocazione contro l’ONU?

Abbiamo costantemente avvertito. Putin, annunciando l’inizio dell’operazione militare speciale, ha affermato che i suoi obiettivi sarebbero stati l’infrastruttura militare situata in Ucraina e utilizzata per reprimere la popolazione civile nell’est del Paese e creare minacce alla sicurezza della Federazione Russa. Sanno perfettamente che stiamo attaccando strutture militari per privare i radicali ucraini e il regime di Kiev dell’opportunità di ricevere rinforzi sotto forma di armi e munizioni.

D’altro canto, non ho sentito dire Zelenskij nemmeno una parola su una situazione che non è in alcun modo collegata né a un impianto militare (come lo si voglia chiamare) né a qualsiasi altra cosa relativa alle infrastrutture militari. Mi riferisco agli schietti attacchi dei missili Točka-U che sono stati inflitti nelle ultime settimane al centro di Doneck, alla stazione ferroviaria civile di Kramatorsk e ad una serie di altri insediamenti, tra cui Cherson (giusto l’altro ieri). Questi attacchi hanno chiaramente lo scopo di terrorizzare la popolazione civile e prevenire una situazione in cui gli abitanti di queste regioni determineranno il proprio destino. La stragrande maggioranza delle persone lì è stanca dell’oppressione che ha subito in tutti questi anni ad opera del regime di Kiev, che diventa sempre più uno strumento nelle mani dei neonazisti, degli Stati Uniti e dei loro più stretti alleati.

Coloro che sono saliti al potere a seguito di un sanguinoso colpo di stato anticostituzionale hanno iniziato una guerra contro il proprio popolo, contro tutto ciò che è russo, vietando la lingua russa, l’istruzione e i media. Hanno approvato leggi che incoraggiano la teoria e la pratica nazista. Noi avevamo avvisato. Tutti i nostri avvertimenti si sono schiantati contro il muro del silenzio. Come ora comprendiamo, l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, già allora si proponeva di assecondare in ogni modo i leader ucraini (Porošenko e Zelenskij, che lo ha sostituito) nel loro desiderio di creare minacce alla Russia.

I nostri ennesimi avvertimenti, pronunciati a novembre e dicembre dello scorso anno, sulla necessità di fermare l’espansione sconsiderata della NATO a est e di concordare garanzie di sicurezza che non sarebbero state associate all’adesione di nuovi Paesi al blocco politico-militare sono stati respinti. Direi anche, non molto educatamente, ci hanno risposto: “non sono affari vostri”, “amplieremo la NATO come vogliamo”, “non vi chiederemo la vostra opinione”.

Allo stesso tempo, il regime ucraino ha raccolto circa 100.000 soldati lungo la linea di contatto con il Donbass e, in violazione degli accordi di Minsk e del cessate il fuoco, ha fortemente intensificato i bombardamenti. Non abbiamo avuto altra scelta che riconoscere queste due repubbliche, concludere con loro un accordo sulla mutua assistenza e, in risposta alla loro richiesta, difenderli dai militaristi e i nazisti che prosperano sul territorio dell’Ucraina contemporanea.

Questa è la Sua visione, mentre Zelenskij dice qualcosa di completamente diverso. Crede che la denazificazione non abbia senso. E’ anche ebreo. Nazisti, l’“Azov”, sono pochi (diverse migliaia). Zelenskij confuta la Sua narrazione di ciò che sta accadendo. Pensa che Zelenskij sia un ostacolo sulla via della pace?

Per me non fa assolutamente alcuna differenza ciò che Zelenskij confuta o non confuta. Cambia idea ogni due per tre. Durante lo stesso giorno, può cambiare posizione più volte.

L’ho sentito dire che non discuteremo nemmeno di smilitarizzazione e denazificazione nei negoziati. In primo luogo, stanno sabotando questi negoziati, proprio come durante gli otto anni degli accordi di Minsk. In secondo luogo, esiste una nazificazione: militanti e battaglioni catturati dell’Azov, dell’Ajdar e altre unità portano il simbolo e i tatuaggi della svastica dei battaglioni nazisti Waffen-SS sui loro vestiti, sui loro corpi, leggono apertamente e propagandano il Mein Kampf. Avanza un argomento: di che nazificazione si può parlare se lui è ebreo. Potrei sbagliarmi, ma anche Hitler aveva sangue ebreo. Non significa assolutamente nulla. Il saggio popolo ebraico dice che gli antisemiti più ardenti di regola sono ebrei. “In ogni gregge c’è la sua pecora nera”, come si dice.

Per quanto riguarda l’Azov, sono in corso di pubblicazione materiali che confermano che gli americani e soprattutto i canadesi hanno svolto un ruolo di primo piano nell’addestramento di unità ultra-radicali e apertamente neonaziste in Ucraina. In tutti questi anni, l’obiettivo era che i neonazisti entrassero nelle forze armate regolari dell’Ucraina. Pertanto, in ogni unità (battaglione, reggimento), gli uomini dell’Azov avrebbero svolto un ruolo di primo piano. Ho letto tali materiali sulla stampa occidentale. Il fatto che l’Azov sia un’associazione apertamente neonazista è stato riconosciuto in Occidente senza alcuna esitazione fino alla situazione all’inizio del 2022, quando hanno iniziato, come a comando, a cambiare posizione. Il Giappone di recente si è persino scusato con l’Azov per averlo inserito in un elenco come organizzazione terroristica alcuni anni fa a causa delle sue tendenze neonaziste.

I corrispondenti (un qualche media occidentale) hanno intervistato Zelenskij, gli hanno chiesto cosa pensa dell’Azov e delle idee che l’Azov predica e mette in pratica. Ha detto che ci sono molti di questi battaglioni, “sono quello che sono”. Voglio attrarla sul fatto che questa frase, “sono quello che sono”, è stata tagliata dal giornalista che ha intervistato Zelenskij e non è stata trasmessa. Cioè, il giornalista capisce cosa dice e pensa questa persona. E pensa a come usare i neonazisti per combattere la Federazione Russa.

Diverse migliaia, forse decine di migliaia di militari neonazisti. Può la loro presenza giustificare la denazificazione di uno Stato di quaranta milioni di abitanti? Insieme all’esercito russo, ci sono anche battaglioni, come la Wagner, di ispirazione neonazista.

Abbiamo parlato più volte della Wagner con coloro che competenti su questo argomento. La Wagner è una compagnia militare privata che non ha nulla a che fare con lo Stato russo. Lo abbiamo spiegato anche ai nostri colleghi francesi quando si sono innervositi perché la Wagner aveva concordato con il governo del Mali di fornirgli servizi di sicurezza. Il mio stimato collega Le Drian, così come Borrell già nel settembre 2021, mi hanno detto direttamente che la Russia non ha nulla a che fare con l’Africa né nel contesto interstatale, né tramite compagnie militari private, perché l’Africa è zona dell’UE e della Francia. Dico quasi alla lettera quello che mi hanno detto.

Hanno anche spiegato la situazione che si è sviluppata in Libia, dove questa compagnia militare privata è stata invitata dalle autorità della città di Tobruk, dove ha sede il parlamento libico. L’Italia conosce bene le realtà libiche. Sono lì a condizioni commerciali, così come in Mali. Niente del genere si osserva in Ucraina, solo un numero enorme di mercenari provenienti dai Paesi occidentali. Penso che il discorso sulla presenza della Wagner in Ucraina sia dovuto proprio alla volontà di distogliere l’attenzione da ciò che stanno facendo i nostri colleghi occidentali. La situazione con lo scontro allo stabilimento Azovstal’ di Mariupol e il desiderio caparbio, persino isterico di Zelenskij, della sua squadra e dei suoi protettori occidentali, di ottenere la loro fuoriuscita verso il territorio ucraino si spiega col fatto che lì sono presenti una serie di personaggi che potrebbero confermare la presenza anche di mercenari e, forse, di ufficiali in forza negli eserciti occidentali dalla parte dei radicali ucraini.

Lei hai posto una domanda: l’eliminazione dell’influenza di diverse decine (anche migliaia) di nazisti merita di mettere a rischio un Paese di quaranta milioni? Questa non è una domanda del tutto corretta. Questa è una domanda che riguarda gli interessi fondamentali della sicurezza della Federazione Russa. Ne parliamo da decenni. Molto prima del colpo di Stato, l’Occidente si è rivolto all’Ucraina (questo è successo vent’anni fa) e ha cominciato a dire loro alla vigilia di ogni elezione che avrebbero dovuto decidere con chi stanno: con l’Europa o con la Russia. Quindi hanno iniziato a incoraggiare quelle iniziative che la leadership ucraina ha promosso per assomigliare il meno possibile alla Federazione Russa. Ho menzionato la persecuzione della lingua russa, i media russi, la chiusura dei canali televisivi in russo, la cessazione delle vendite di qualsiasi materiale stampato in russo (sia dalla Russia che pubblicato in Ucraina), sulla Chiesa ortodossa russa, che è un’istituzione sacra nel nostro Stato e nella nostra società, l’adozione di leggi per promuovere la teoria e la pratica nazista. Le leggi non vengono adottate per diverse decine di migliaia di combattenti di battaglioni radicali, ma per l’intero Paese.

Nell’Ucraina occidentale, hanno smesso di celebrare il Giorno della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica. E’ successo molto tempo fa. Gli eventi attuali non hanno nulla a che fare con questo. Cominciarono a distruggere i monumenti a coloro che liberarono l’Ucraina dai nazisti, quando iniziarono a celebrare come festività nazionali i compleanni di coloro che aiutarono Hitler: Šuchevič, Bandera e altri collaborazionisti, i combattenti delle Waffen-SS. Cominciarono a celebrare come festa nazionale il giorno della creazione dell’esercito ribelle ucraino, che al Tribunale di Norimberga fu ritenuto colpevole di aver aiutato i nazisti. Questo non è successo negli ultimi due o tre mesi. Tutto è iniziato molti anni fa. Ben prima del colpo di Stato.

Il colpo di stato è avvenuto il giorno dopo che i francesi e i polacchi, a livello dei loro ministri degli esteri, avevano garantito una soluzione pacifica di quella situazione nel febbraio 2014. La mattina dopo, quando l’opposizione ha rovesciato il governo, ha dichiarato la caccia al presidente, ha occupato l’edificio amministrativo, abbiamo chiesto loro perché non possono usare il loro potere, l’influenza e l’autorità dell’UE, e non possono indurre l’opposizione a collaborare. Ci hanno detto alcune cose incomprensibili: Janukovič ha lasciato Kiev. Molte persone hanno lasciato le loro capitali. Nello stesso anno (il 2014) c’è stato un colpo di Stato in Yemen. Anche il presidente Hadi ha lasciato la capitale. Da allora, fino a poco tempo fa, per otto lunghi anni, tutta l’umanità progressista, guidata dai nostri liberali europei, ha chiesto che il presidente Hadi torni come leader legittimo dello Yemen. In Ucraina, invece, il presidente è partito per un’altra città e non c’era null’altro da fare. Abbiamo notato che la prima dichiarazione di coloro che hanno fatto il colpo di Stato riguardava l’eliminazione dello status regionale della lingua russa e l’ordine di inviare combattenti di gruppi armati (anch’essi ultraradicali) per assaltare il Consiglio superiore della Crimea. E’ così che è iniziato il tutto. Nessuno vuole ricordarlo adesso. L’UE è stata umiliata dai banditi che hanno preso il potere a Kiev con un colpo di Stato, così come l’UE è ora umiliata per non aver applicato la decisione di creare una comunità di comuni serbi in Kosovo. Con la mediazione dell’UE, Priština e Belgrado hanno concordato su questo nel 2013, l’UE ha mostrato ancora una volta il suo fallimento.

Quale pensa sia il ruolo dell’Italia adesso?

L’Italia è in prima linea tra coloro che non solo adottano sanzioni anti-russe, ma promuovono iniziative in ogni modo possibile. E’ stato davvero strano per me vederlo, ma ora ci siamo già abituati al fatto che l’Italia possa essere così. Mi sembrava che l’Italia e il popolo italiano avessero un atteggiamento leggermente diverso nei confronti della sua storia, della giustizia nel mondo, e sapessero distinguere il nero dal bianco. Non vorrei sbagliarmi, ma in ogni caso alcune dichiarazioni di personalità politiche, per non parlare delle pubblicazioni sulla stampa, siano andate oltre ogni decoro diplomatico, politico, ben oltre il quadro dell’etica giornalistica.

A cosa o a chi si riferisce, lo può dire?

La nostra ambasciata ha inviato i materiali del caso, ha persino intentato una causa in relazione alla violazione della legge italiana. Non voglio entrare in questo argomento ora, non voglio ripetere le porcherie in questione. Quantomeno, non le associo al popolo italiano, per il quale provo i sentimenti più affettuosi.

Parliamo del ruolo degli Stati Uniti. Biden continua a sostenere apertamente la parte ucraina, a fornire denaro e armi, affermando che c’è un aggressore e che l’Ucraina è sotto attacco.

Ho letto molto sulla stampa americana ed europea di ciò che lega la famiglia di Biden all’Ucraina, quindi la sua attenzione alla situazione attuale non sorprende. Ma oltre all’interesse personale, non escludo che qui si parli della comprensione da parte di Washington del fallimento della sua strategia pluriennale a lungo termine per trasformare l’Ucraina in una vera minaccia per la Federazione Russa, per assicurarsi che l’Ucraina e la Russia non siano mai più insieme e in buoni rapporti.

In linea di massima, questo non è Biden. Quando l’Unione Sovietica è crollata, l’intera élite americana è stata guidata dal “testamento” di Brzezinski, che ha detto che la Russia senza l’Ucraina non è altro che una potenza regionale che non rappresenta nulla di grave. Sono stati guidati da questa logica, pompando l’Ucraina con armi offensive, incoraggiando in ogni modo possibile la sua militarizzazione con un chiaro pregiudizio anti-russo, attirando questo Paese in dozzine di esercitazioni militari annuali sotto la direzione della NATO. Molte esercitazioni sono state condotte sul territorio dell’Ucraina. La leggenda di queste esercitazioni nel 90% dei casi era anti-russa. Vediamo anche che gli Stati Uniti ora vogliano portare a termine il loro progetto di “anti-Russia” (per dirla con Putin). Le affermazioni “La Russia deve essere sconfitta”, “dobbiamo sconfiggere la Russia”, “l’Ucraina deve vincere”, “la Russia deve perdere” hanno cominciato a farsi sentire.

Su richiesta di Zelenskij, abbiamo accettato di organizzare dei negoziati, che hanno iniziato a svilupparsi. A marzo, in una riunione dei negoziatori a Istanbul, sono stati delineati alcuni schemi di accordi sulla base di quanto affermato pubblicamente da Zelenskij. Ha affermato che l’Ucraina è pronta a essere un Paese neutrale, fuori dai blocchi e denuclearizzato, fermo restando che le saranno fornite garanzie di sicurezza. Eravamo pronti a lavorare su questa base con l’intesa che, come suggerito dagli stessi ucraini, l’accordo stabilirebbe che le garanzie di sicurezza non si applicano alla Crimea e al Donbass. Subito dopo questa loro proposta, che ci è stata consegnata su carta e controfirmata, hanno cambiato posizione. Ora stanno cercando di strutturare i negoziati in un modo diverso. In particolare, vogliono ricevere prima garanzie di sicurezza dall’Occidente, anche se inizialmente queste garanzie avrebbero dovuto essere concordate da tutti insieme, compresa la Russia.

Quando Zelenskij ha annunciato di essere pronto per uno status neutrale fuori dai blocchi dell’Ucraina, ha fatto un passo serio, e noi lo abbiamo accolto con favore. Ma in seguito, i suoi ministri, il presidente del parlamento ucraino, hanno iniziato a dichiarare che avrebbero ricevuto garanzie di sicurezza, ma avrebbero mantenuto l’obiettivo di entrare a far parte della NATO (come scritto nella loro costituzione). Immediatamente, il segretario generale della NATO Stoltenberg e gli inglesi hanno detto che se gli ucraini vogliono mantenere questo obiettivo, hanno il diritto di farlo. Ecco di cosa stiamo parlando.

Ormai persino la NATO non soddisfa gli americani. Hanno tenuto gli ultimi incontri non nell’ambito della NATO (un incontro dedicato al sostegno dell’Ucraina), ma hanno semplicemente riunito le delegazioni, perché nella NATO vige ancora il principio dell’unanimità. E loro devono risolvere rapidamente e da soli tutti i problemi.

Forse questo comportamento è stato influenzato da ciò che è successo a Mariupol’ e Buča? In entrambi i casi si parla di allestimento scenico, di messa in scena. Ma, per esempio, qualche giorno fa, la CNN ha mostrato un video registrato da un drone il 13 marzo, che mostra che l’esercito russo era in quelle strade con i cadaveri. Forse questo ha influenzato il cambiamento di approccio? Qual è la verità in questi crimini di guerra?

La verità qui è una sola. Il 30 marzo di quest’anno i militari russi hanno lasciato Buča. Il giorno successivo, il 31 marzo, il sindaco di Buča Fedoruk ha proclamato la vittoria di fronte alle telecamere, dicendo che la città era tornata alla vita normale. Solo tre giorni dopo iniziarono a mostrare fotografie con questi cadaveri. Non voglio manco entrare in questo argomento, perché è così palesemente falso che qualsiasi osservatore serio può capirlo a colpo d’occhio.

Non so cosa abbia influenzato gli Stati Uniti. Quando gli USA dichiarano solennemente e pateticamente che è impossibile sopportare “tutto questo”, nessuno nemmeno ricorda come gli Stati Uniti abbiano improvvisamente deciso che c’era una minaccia alla loro sicurezza a diecimila chilometri dagli Stati Uniti: Iraq, Afghanistan, Libia, Jugoslavia nel 1999. Nessuno manco mette in dubbio che gli Stati Uniti abbiano il diritto di neutralizzare queste minacce inventate di sana pianta (come in Iraq, dove si è rivelato un falso totale) come meglio gli pare e piace.

Abbiamo avvertito per molti anni che essi creano una minaccia ai confini della Federazione Russa, che questa è una “linea rossa”, se n’è parlato a lungo. Tutti hanno annuito. Ma ritenevano, come ora sono convinto, che il mondo dovesse obbedire solo agli Stati Uniti. Perché sia la NATO che l’intera Unione Europea si sono rassegnati con il fatto che il loro “padrone” è a Washington. E Washington ha deciso che il mondo dovrebbe essere unipolare. Lo dicono apertamente, se legge, ad esempio, le dichiarazioni del loro ministro delle finanze.

Il vostro ministero qualche giorno fa ha pubblicato una fotografia dell’incontro tra il Suo predecessore Andrej Gromyko e papa Paolo VI. E’ un messaggio per Francesco, incitandolo a fare da tramite, a diventare mediatore?

Penso che si sia trattato semplicemente dell’ennesimo anniversario di quell’incontro. Ora stiamo pubblicando materiale fotografico sul nostro sito web, del ministero degli Esteri russo, e negli account sui social che si riferiscono a eventi che hanno avuto luogo 20-30-40 anni fa.

Chi può portare la pace? Esiste una tale persona, istituzione o Stato? I presidenti di Turchia e Francia, Erdogan e Macron, nonché il Primo Ministro italiano Draghi hanno fatto del loro meglio. Chi può avviare un processo di pace affinché Russia, Occidente e Ucraina concludano un accordo?

Bella domanda, ma molto tardiva. Tutti i problemi potevano essere risolti pacificamente da Porošenko, eletto nel 2014 con lo slogan “Pace nel Donbass”. Poi ha iniziato una guerra. Zelenskij poteva terminarla. In campagna elettorale anche lui si è presentato come “presidente della pace”. Nel dicembre 2019, a Parigi, ha firmato l’impegno di adempiere agli accordi di Minsk e di adottare una legge sulla concessione di uno status speciale al Donbass nel quadro di un’integrità territoriale unita dell’Ucraina. Aveva tutte le possibilità. Tutte le “carte” e le “briscole” erano nelle sue mani.

Zelenskij ha preferito dichiarare pubblicamente e con arroganza che non avrebbe mai rispettato gli accordi di Minsk, poiché questo significherebbe il crollo del popolo ucraino e dello Stato. Tutti coloro che avevano scritto e approvato gli accordi di Minsk nel Consiglio di sicurezza dell’ONU sono rimasti silenti. Hanno detto che se non vogliono, non lo facciano, mentre la Russia li rispetta. Ecco chi poteva portare la pace.

Anche ora Zelenskij può portare la pace se smette di impartire ordini criminali ai suoi battaglioni neonazisti, costringendoli a rilasciare tutti i civili e fermare la resistenza.

Volete che Zelenskij si arrenda? E’ questa la condizione per la pace?

Non esigiamo affatto che si arrenda. Esigiamo che dia l’ordine di rilasciare tutti i civili e fermare la resistenza. Il nostro obiettivo non include il cambio di regime in Ucraina. Questa è una specialità americana. Lo fanno in tutto il mondo.

Vogliamo garantire la sicurezza delle persone nell’est dell’Ucraina, in modo che non siano minacciate né dalla militarizzazione né dalla nazificazione di questo Paese e che non ci siano minacce alla sicurezza della Federazione Russa dal territorio dell’Ucraina.

L’Italia è preoccupata che la Russia stia tagliando le forniture di gas. Cosa sta succedendo?

Sta succedendo una cosa semplice di cui i critici delle nostre azioni, tutti coloro che ci condannano in questi giorni, per qualche ragione non vogliono parlare. Ci è stato rubato del denaro (più di 300 miliardi di dollari). Presi e rubati. La maggior parte dell’importo era stato ricevuto per la fornitura di gas e petrolio. Ciò è diventato possibile perché la Gazprom era stata costretta a tenere il denaro sui suoi conti nelle banche occidentali (secondo le vostre regole). Volevano “punire” la Russia e li hanno rubati.

Ora ci viene proposto di continuare a commerciare come prima e i soldi rimarranno in giacenza da loro. Quando vorranno, li intascheranno di nuovo. Ecco il motivo. Per qualche ragione nessuno ne parla. Dov’è il giornalismo onesto?

Ora abbiamo proposto di considerare le consegne come pagate non quando arrivano alla Gazprombank in euro o dollari, ma quando verranno convertiti in rubli, che non potranno più essere rubati. Questa è tutta la storia. E i nostri partner lo sanno benissimo. E’ importante che nulla cambia per gli acquirenti. Pagano comunque in euro e dollari gli importi specificati nel contratto. La conversione viene eseguita dopo.

Non abbiamo diritto davanti al nostro popolo di permettere all’Occidente di continuare con le sue abitudini truffaldine.

In Occidente ci sono molte ipotesi sullo stato di salute di Putin.

Lo chieda ai leader stranieri che hanno parlato di recente con Putin, incluso il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres. Penso che capirà di cosa si stia parlando.

Il 9 maggio è alle porte. Voi celebrate la liberazione dal nazismo nel 1945. A Mosca ci sarà la parata. Cosa accadrà per allora? La fine della “guerra” si avvicina?

C’era una tradizione in Unione Sovietica, fare sempre qualcosa di grande e altisonante per ogni anniversario. Noi concentriamo le nostre azioni in Ucraina esclusivamente sugli obiettivi che ho menzionato, annunciati da Putin: la protezione e la sicurezza della popolazione civile, l’assenza sul territorio dell’Ucraina di qualsiasi minaccia per loro e per la Federazione Russa relativa alle armi offensive e alla nazificazione, che l’Occidente sta attivamente cercando di sminuire.

Ho visto i servizi della NBC e ho letto la rivista americana National Interest. Lì iniziano ad apparire articoli seri, che avvertono e ammoniscono di non flirtare con i nazisti, come nel 1935-1938.

Il conflitto finirà entro il 9 maggio? Che speranza ci può essere?

I nostri militari non adatteranno artificialmente le loro azioni a nessuna data, incluso il Giorno della Vittoria.

Celebreremo solennemente il 9 maggio, come facciamo sempre. Ricordiamo coloro che sono caduti per la liberazione della Russia e delle altre repubbliche dell’ex Unione Sovietica, per la liberazione dell’Europa dalla peste nazista.

La tempistica dell’operazione in Ucraina dipende, in primo luogo, dalla necessità di ridurre al minimo i rischi per la popolazione civile e il personale militare russo.

Fonti:

Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa (originale in russo)

Mediaset, Rete 4 (in italiano)