Найти тему

Ucraina, la parte sbagliata della storia

Esiste in italiano un’espressione, poco conosciuta e per nulla popolare: “io non sono di sinistra, sono comunista”. L’ho sempre trovata inopportuna e fuorviante, se decontestualizzata. Ebbene, il contesto sta emergendo prepotentemente. Facciamo una breve digressione sull’origine di “destra” e “sinistra”.

Da quando esistono le assemblee legislative, i Parlamenti, i progressisti si sono seduti e siedono alla sinistra del presidente parlamentare, e, viceversa, i conservatori si collocano alla sua destra. Entrambi gli schieramenti hanno numerose sfaccettature: per progressisti s’intendono i social-liberali, riformisti, i socialdemocratici, i liberalsocialisti, i liberaldemocratici, socialisti democratici, gli “ecosocialisti”, e, naturalmente, i comunisti, taluni anche di matrice anarchica, i marxisti. Conservatori sono i liberal-conservatori, i democristiani, i nazional-conservatori, i tradizionalisti, i nazionalisti, i reazionari, gli ultranazionalisti, gli autoritari, i nativisti, i fascisti e nazisti, col prefisso “neo-” o meno.

Le cose si complicano quando, come in Italia, nessuno si definisce di destra o di sinistra, bensì, ipocritamente, di centrodestra o di centrosinistra. Già, perché la vulgata da Bar Sport vuole che “destra, sinistra, tutti uguali, tutti rubano”, e che questi termini, risalenti alla rivoluzione francese, siano anacronistici e desueti. Il risultato è che, sempre più spesso, la sedicente (dicente di se stessa) sinistra (centrosinistra) assume posizioni inevitabilmente riconducibili all’ideologia reazionaria (altro termine a cui si vorrebbe attribuire una valenza negativa, mentre altro non è che la logica delle idee). Sì, mi riferisco al Partito Democratico e all’Ucraina. E non solo, purtroppo.

Da quando, nel 1991, fu proditoriamente sciolto il Partito Comunista Italiano, di comunisti ne sono rimasti ben pochi, sciolti in mille rivoli. Decine di Partiti microscopici, tra loro quelli che si presentano alle elezioni in genere ottengono percentuali paragonabili a dei prefissi telefonici. D’altro canto, quelli che non si presentano affatto non godono di maggiore successo proprio in quei ceti e strati popolari a cui vorrebbero far riferimento. Dall’eredità del PCI non hanno appreso il motivo principale che lo portò a rappresentare un terzo del Paese: l’unità di Togliattiana memoria. E’ sufficiente che in consiglio comunale non ci si metta d’accordo, per dirla con Giorgio Gaber, sulla variante autostradale di Roncobilaccio, che subito qualcuno esce dal suo Partito e ne fonda un altro.

Con la sua tipica sicumera, il PD voleva esportare la democrazia occidentale in Ucraina. Invece, l’Italia sta importando non solo profughi, ma neonazisti e fascisti dichiarati, e quando se ne accorgerà sarà per forza troppo tardi. A Napoli (piazza Cavour) e dintorni sono comparsi manifesti col titolo “’O russ è n’omm e merd”, altri raffiguranti le fotografie di donne russe e italiane, con nomi e cognomi, indirizzi, telefoni, il testo parla da se (mantengo anche gli errori grammaticali): “russo pezzo di merda, figli di lei pedofili, assassini dei bambini, chi la vede sbutate nella facia di questa merda, sostiene stupratori e assassini di bambini e donne ucraine”. Guardate che non sono casi isolati: in rete è pieno di filmati in cui fanno di peggio, proprio in Italia. D’altro canto, nella democratica Ucraina da otto anni esiste un sito, “Myrotvorec”, non solo tollerato ma anzi sponsorizzato dal governo, di delazione, grazie al quale sono morti decine di giornalisti, politici, semplici cittadini, antifascisti, attivisti. Modestamente, una volta c’ero finito anch’io, poi in Russia (dove risiedo) è stato giustamente oscurato, da allora non saprei, né mi interessa particolarmente.

Negli anni Settanta quelli di Autonomia Operaia facevano scritte minatorie contro di me sui muri del mio liceo. Negli anni Ottanta, a Roma, lo facevano i fascisti missini sotto al mio portone. Nel 2000, a Milano, lo facevano i berlusconiani. Una decina di anni fa, a Mosca, nei social network, ci fu un minus habens nazionalista che non ha minacciato solo me, ma anche i miei moglie e figli. E qui non ho lasciato perdere. Ho salvato ogni sua minaccia di morte e le ho mandate al FSB (i servizi di sicurezza). Dopo un paio di giorni sono stato chiamato al telefono dal Comitato investigativo del Ministro degli interni, la famosa Petrovka, mi chiedevano di andare da loro con tutti i materiali, cosa che ho fatto il giorno stesso. Mi hanno ascoltato attentamente, senza commentare, hanno preso nota. Dopo un altro paio di giorni, quell’utente è scomparso ovunque, non so se solo in internet o anche fisicamente, e non mi interessa: comunque, la giustizia ha fatto il suo corso, rapidamente.

Pochi giorni fa, a Senigallia, “Potere al Popolo” aveva organizzato la presentazione di un libro di una scrittrice, Sara Reginella, dal titolo “Donbass, la guerra fantasma”. Prima della presentazione, la sala è stata sequestrata dagli ucrofascisti, c’è voluto l’intervento, di malavoglia, delle forze dell’ordine. Mi rivolgo ai miei italiani: davvero convinti di esservi schierati dalla parte giusta della storia?