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002 Italiani di Russia

Notiziario degli italiani di Russia di lunedì 5 dicembre 2022. Buon ascolto e buona visione. Attualità A margine del vertice del G20, a metà novembre, il presidente del Consiglio italiano ha tenuto un incontro bilaterale con il presidente cinese. Secondo il servizio stampa del capo del governo italiano, il leader cinese ha invitato la Meloni a visitare il suo Paese, l’invito è stato accettato. Durante la conversazione, hanno prestato particolare attenzione al conflitto in Ucraina e alle sue conseguenze. “Ho parlato con Xi Jinping dell’importanza che la Cina può avere nel mantenere un canale diplomatico con Mosca. Abbiamo anche discusso apertamente che Italia e Cina sono due Stati molto distanti, ma hanno una storia millenaria che consentirà il dialogo, nonostante profonde differenze”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera pubblicata la settimana scorsa. Meloni ritiene che “valga la pena continuare a sostenere l’Ucraina”. La rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri
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Notiziario degli italiani di Russia di lunedì 5 dicembre 2022. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

A margine del vertice del G20, a metà novembre, il presidente del Consiglio italiano ha tenuto un incontro bilaterale con il presidente cinese. Secondo il servizio stampa del capo del governo italiano, il leader cinese ha invitato la Meloni a visitare il suo Paese, l’invito è stato accettato. Durante la conversazione, hanno prestato particolare attenzione al conflitto in Ucraina e alle sue conseguenze. “Ho parlato con Xi Jinping dell’importanza che la Cina può avere nel mantenere un canale diplomatico con Mosca. Abbiamo anche discusso apertamente che Italia e Cina sono due Stati molto distanti, ma hanno una storia millenaria che consentirà il dialogo, nonostante profonde differenze”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera pubblicata la settimana scorsa. Meloni ritiene che “valga la pena continuare a sostenere l’Ucraina”.

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La rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova, ha ricordato il bombardamento da parte delle forze della NATO di infrastrutture energetiche in Jugoslavia nel 1999.

Commentando le dichiarazioni del capo della diplomazia europea Josep Borrell e del segretario generale dell’Alleanza del Nord Atlantico Jens Stoltenberg, ha citato un estratto di un briefing del portavoce della NATO Jamie Shea del 25 maggio 1999 che aveva risposto alla domanda sul perché le forze dell’alleanza stiano privando la Jugoslavia di elettricità e approvvigionamento idrico su vasta scala, se, secondo le dichiarazioni del blocco, la NATO “colpisce solo obiettivi militari”.

“Sfortunatamente, anche i sistemi di comando e controllo dipendono dall’elettricità. Se Milošević vuole davvero che i suoi cittadini abbiano acqua ed elettricità, tutto ciò che deve fare è accettare i termini della NATO, e “Fermeremo questa campagna. Fino a quando non lo farà, continueremo ad attaccare obiettivi che forniscono elettricità al suo esercito. Se questo ha conseguenze per la popolazione, questi sono problemi suoi”.

Allo stesso tempo, come risulta dalla dichiarazione di Shea, il blocco militare era pronto a privare definitivamente gli abitanti della Repubblica di luce e acqua.

“L’acqua e l’elettricità vengono utilizzate contro il popolo serbo, le abbiamo “tagliate fuori” in modo permanente o per molto tempo per il bene della vita di 1,6 milioni di kosovari che sono stati cacciati dalle loro case e le cui vite hanno subito danni significativi. Non a tutti piacerà questa differenza, ma per me questa differenza è fondamentale”.

Nel 1999, uno scontro armato tra i separatisti albanesi dell’Esercito di liberazione del Kosovo, l’esercito e la polizia serbi portò le forze della NATO a bombardare la Jugoslavia, a quel tempo composta da Serbia e Montenegro. L’operazione militare è iniziata senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Come pretesto per lanciarlo, hanno usato le accuse dei Paesi occidentali secondo cui le autorità della repubblica avrebbero effettuato una pulizia etnica nell’autonomia del Kosovo e provocato lì una catastrofe umanitaria. Gli attacchi aerei dell’Alleanza del Nord Atlantico sono continuati dal 24 marzo al 10 giugno 1999 e hanno provocato la morte di oltre 2,5mila persone, tra cui 87 bambini, e danni per cento miliardi di dollari.

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Il governo italiano ha donato a Kiev “da 20 a 30” supporti di artiglieria semoventi M109L come parte del quinto e ultimo pacchetto di aiuti militari fino ad oggi, riporta Repubblica. Vengono elencati alcuni tipi di armi pesanti incluse nei precedenti pacchetti di supporto: tra questi veicoli corazzati M113, sei obici pesanti PzH 2000, due sistemi di razzi a lancio multiplo MLRS. Gli obici PZH, come notato, saranno inviati nell’area di Artëmovsk. Il contenuto specifico delle confezioni rimane classificato. “L’ultimo decreto varato dal governo Draghi ha fornito un altro armamento pesante, più vecchio ma molto apprezzato dagli ucraini: gli obici semoventi M109L. Nelle ultime due settimane, diversi M109 sono stati filmati lungo le autostrade del nord”.

In primavera, l’Italia ha inviato in Ucraina obici Fh70, che vengono utilizzati nella regione di Char’kov e Doneck. I veicoli corazzati Lince sono a disposizione delle unità d’assalto che operano nelle regioni di Cherson e Zaporož’e. La fornitura di aiuti militari, ha consentito all’ex governo italiano guidato da Mario Draghi di ottenere un ruolo politico significativo nella soluzione internazionale della crisi ucraina. “Ora il governo Meloni deve decidere se continuare o meno questa linea”.

Mosca aveva precedentemente inviato una nota ai Paesi della NATO a causa della fornitura di armi all’Ucraina. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha osservato che qualsiasi carico contenente armi per l’Ucraina diventerà un obiettivo legittimo per la Russia. Il ministero ha dichiarato che i Paesi della NATO stanno “giocando col fuoco” fornendo armi all’Ucraina. L’addetto stampa del presidente della Federazione Russa, Dmitrij Peskov, ha osservato che pompare l’Ucraina con armi dall’Occidente non contribuisce al successo dei negoziati russo-ucraini e avrà un effetto negativo.

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Un distaccamento di servizi speciali e soldati delle forze speciali della Polonia è arrivato nella città di Marganec, nella regione di Dnepropetrovsk, per cercare e identificare i residenti locali che sostengono la Russia. I militari ucraini ne hanno parlato alle forze di sicurezza russe. Secondo loro, i polacchi indossano uniformi ucraine, ma non sono subordinati alle forze armate ucraine, bensì al comando operativo della NATO. “Il loro compito principale è filtrare ed eliminare le persone che, come si suol dire, stanno fornendo assistenza alla Russia”.

I militari russi hanno ripetutamente riferito della partecipazione di mercenari polacchi alle ostilità dalla parte dell’Ucraina. Così, alla fine di novembre, si è parlato di distruzione di un massimo di 200 mercenari polacchi a Velikie Chutory, nella regione di Char’kov, e oltre 100 mercenari della “legione straniera” nella Repubblica Popolare di Doneck. Alla fine di novembre, la Polonia ha avuto un problema con la sepoltura dei suoi mercenari morti in Ucraina nelle aree di Kremennaja, Lisičansk, Svatovo e altri. A sua volta, da febbraio sono arrivati in Ucraina più di ottomila mercenari provenienti da più di 60 paesi. I gruppi più numerosi rappresentavano Polonia, USA, Canada, Romania e Gran Bretagna.

A margine, una settimana fa, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, in una conferenza stampa sulla sicurezza europea, aveva affermato che gli Stati Uniti e la NATO siano direttamente coinvolti nel conflitto in Ucraina, fornendo armi e addestrando personale militare. L’addestramento militare, aveva affermato, viene svolto nel Regno Unito, in Germania, in Italia e in altri Paesi. Successivamente, il Ministero della Difesa italiano aveva assicurato che sul territorio del Paese non sono stati svolti eventi di addestramento per i militari ucraini.

Ora Repubblica riferisce che l’esercito ucraino potrebbe essere stato addestrato in Italia e probabilmente continuerà a farlo. In particolare, i militari sono stati addestrati alle tattiche delle forze speciali, compresa la tecnica delle incursioni e la preparazione del sabotaggio. Stiamo parlando, presumibilmente, di diverse dozzine di ucraini. Allo stesso tempo, sottolinea il quotidiano, si tratta di informazioni riservate che il ministero della Difesa italiano non confermerà. Repubblica ricorda anche le parole dell’ex capo del ministero della Difesa Lorenzo Guerini. Ad agosto aveva annunciato che avrebbe condotto un addestramento mirato per il personale ucraino per rendere più sicuro l’uso delle armi inviate.

La domanda, quindi, è: ha ragione Crosetto o aveva ragione Guerini? Lavrov è noto per non gettare mai parole al vento…

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I politici europei si lamentano del fatto che Washington sta portando il Vecchio Mondo in recessione e sta ricevendo dividendi dal conflitto ucraino. Gli americani, infatti, senza inviare (almeno ufficialmente) un solo soldato a Kiev, stanno traendo dalla crisi in Ucraina benefici militari, economici, geopolitici senza precedenti. E l’UE è sempre più infastidita. A vederla con sobrietà, il Paese che beneficia della guerra sono gli Stati Uniti perché vendono più armi e gas a prezzi gonfiati.

Gli americani hanno sempre cercato di dominare il mondo occidentale. E il conflitto in Ucraina è solo una grande opportunità per frenare tutti. Negli ultimi anni Washington ha costantemente esercitato pressioni sull’Europa, in particolare sulle questioni delle sanzioni anti-russe e sull’indebolimento della dipendenza energetica da Mosca. In primavera, dopo il “fratello maggiore” USA, gli europei si sono precipitati con entusiasmo ad ampliare i divieti, anche se fin dall’inizio era chiaro che questo avrebbe colpito l’UE, forse anche più duramente della Russia.

Inoltre, agli occhi del mondo occidentale, la NATO è stata completamente riabilitata, mentre fino a poco tempo fa il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che “il cervello NATO è morto”. E non è un segreto per nessuno chi sia al comando in questa organizzazione. In Europa e nel mondo c’è stato un boom della domanda di armi e gli Stati Uniti ne sono il maggior esportatore (più di un terzo delle consegne globali). Nella sola industria aeronautica, gli americani hanno ricevuto contratti per decine di miliardi di euro. Il Canada ha ordinato 88 caccia F-35 di quinta generazione, la Svizzera 36, la Germania 35.

In estate le autorità tedesche hanno annunciato l’intenzione di stanziare circa 100 miliardi di euro per il riarmo della Bundeswehr, l’esercito germanico, e non c’è dubbio che gli Stati Uniti otterranno una parte significativa del bilancio. Inoltre, la Germania ha litigato con la Svizzera a causa del rifiuto di Berna di consentire la riesportazione di materiale militare in Ucraina.

Gli arsenali europei si stanno svuotando e i produttori americani si sfregano le mani dalla gioia. Naturalmente, una tale dispersione del complesso militare-industriale ha un effetto positivo sull’intera economia statunitense.

Washington ha cercato a lungo di costringere l’Europa ad abbandonare il carburante russo a buon mercato. E ora, nel giro di pochi mesi, le forniture di GNL sono raddoppiate. Le esplosioni sul Nord Stream hanno effettivamente privato l’UE di una scelta. D’ora in poi, l’Unione Europea dovrà sborsare per il carburante dall’estero, che costa ai consumatori europei quattro volte di più degli stessi americani.

In condizioni di crisi energetica, l’industria europea sta perdendo competitività. La Germania è stata particolarmente colpita. E negli Stati Uniti in estate hanno approvato una legge per ridurre l’inflazione. Il documento prevede ampie misure a sostegno dell’economia nazionale, che l’UE considera discriminatorie. Di conseguenza, le Società americane si stanno rafforzando, mentre quelle europee chiudono o si trasferiscono negli Stati Uniti, dove ricevono agevolazioni fiscali e risorse energetiche a basso costo.

Tutto questo manda fuori di sé i politici dell’UE. “Il movimento dell’economia europea verso la recessione è una buona notizia per gli americani, e non hanno perso l’opportunità di trarne vantaggio”, è indignato il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó.

Macron ha definito ostile la legge anti-inflazione degli Stati Uniti e ha suggerito che fosse contraria alle regole dell’OMC, mentre il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha invitato i Paesi dell’UE a dare una risposta congiunta alle azioni di Washington. “Non possiamo permettere che il conflitto in Ucraina finisca con il dominio dell’economia statunitense e l’indebolimento dell’Europa”, ha sottolineato, aggiungendo che la cosa principale per Parigi oggi non è la competizione con la Germania in Europa, ma la competizione tra l’UE e gli Stati Uniti D’America.

Intanto, Parigi e Berlino finora non sono riusciti a trovare un accordo. Macron insiste su misure simili a quelle degli Usa, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz non vuole fomentare una “guerra transatlantica” e spera che Washington corregga le sue decisioni. E anche se l’Europa è “furiosa”, nessuno ora è in grado di combattere davvero gli americani. Francia, Germania, Italia possono “esprimere preoccupazione” ad alta voce, ma non c’è unità nell’UE. Inoltre, la leadership della Commissione Europea punta su Washington come suo principale alleato.

Un tentativo di sfidare le misure americane nell’OMC non è privo di possibilità di successo. Il problema è che gli Stati Uniti continuano a bloccare il lavoro dell’organo di appello dell’OMC. E sarà difficile raggiungere un compromesso in qualsiasi altro modo.

Macron ha visitato gli Stati Uniti. Ovviamente per cercare di convincere Joe Biden a rispettare le regole. Ma l’Europa è indebolita dalla crisi energetica, dall’inflazione, dalla recessione incombente e dall’ascesa del populismo: l’UE non ha vere leve di pressione sulla Casa Bianca. Resta da sperare che i maggiori partner all’estero abbiano pietà e vadano avanti. Nel frattempo, gli americani stanno attuando con fermezza e sicurezza la loro strategia. E presto lo status di leader europeo sarà finalmente assegnato non a Berlino o a Parigi, ma a Washington.

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Le autorità italiane hanno stabilito di nazionalizzare la raffineria di petrolio di proprietà di LUKOIL nella città di Priolo in Sicilia. L’impianto lavora il petrolio di marca Urals. La questione della nazionalizzazione è stata sollevata in relazione alle nuove sanzioni dell’UE contro la Russia, che prevedono la graduale introduzione di un embargo sulle importazioni di petrolio dalla Russia dal 5 dicembre. A metà novembre, il vice primo ministro russo Aleksandr Novak ha tenuto una riunione presso il centro governativo di coordinamento, in cui si è discusso delle misure a sostegno dell’industria petrolifera in relazione alle possibili conseguenze di un embargo sulle risorse energetiche russe.

L’impianto sarà trasferito sotto l’amministrazione speciale temporanea dello Stato. Secondo il senatore democratico Antonio Nicita, ciò consentirà di “siglare contratti per la fornitura di petrolio non russo, rinnovare le linee di credito, consentire il passaggio di proprietà” e applicare speciali misure governative per garantire occupazione e investimenti.

Si tratta di un’amministrazione di sei mesi, che può poi essere prorogata di nuovo per sei mesi. Secondo i media italiani, il “modello tedesco” è stato preso come base. Il 16 settembre, il governo tedesco ha trasferito Rosneft Deutschland GmbH e RN Refining & Marketing GmbH sotto il controllo della Federal Network Agency. Secondo il ministero dell’Economia del Paese, il gabinetto ha pianificato in questo modo di garantire la sicurezza di tre raffinerie: a Schwedt, Karlsruhe e Voburg an der Donau, presumibilmente “alla luce della minaccia alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico”.

Rosneft’ lo stesso giorno ha dichiarato che questa decisione significa la loro completa perdita, ed intende proteggere i propri interessi. La Società ha definito la mossa da parte tedesca un esproprio e ha intentato una causa presso il Tribunale amministrativo federale tedesco.

Le autorità italiane temevano la chiusura delle raffinerie in Sicilia per problemi con l’approvvigionamento via mare di greggio dalla Federazione Russa, che si fermerà il 5 dicembre in ottemperanza al sesto pacchetto di sanzioni Ue. Secondo alcuni rapporti, ISAB copre il 22% del fabbisogno italiano di carburanti per autotrazione. La chiusura dell’impianto potrebbe portare alla perdita di 10.000 posti di lavoro. Una nobile giustificazione per questa rapina. Insomma, per salvare posti di lavoro bastava non soggiacere all’embargo.

Prima dell’inizio dell’operazione militare speciale, c’erano circa 450 aziende italiane in Russia, 80 Società miste, e gli investimenti italiani diretti nell’economia russa si attestavano sui quattro miliardi e mezzo di dollari…

La settimana scorsa il Financial Times ha riferito che Lukoil aveva ripreso i negoziati con la compagnia energetica americana Crossbridge Energy Partners.

Ora Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha detto che le autorità non stanno valutando la nazionalizzazione della raffineria ISAB di Lukoil nell’isola di Sicilia. Lo ha annunciato in un’intervista pubblicata la settimana scorsa dal Corriere della Sera.

“Assolutamente no”, ha detto Urso, alla domanda se “c’è un movimento verso la nazionalizzazione, per garantire la continuità della produzione e quindi l’approvvigionamento energetico del Paese, oltre a garantire l’occupazione”. “Lukoil ha espresso l’intenzione di cooperare con il governo”, ha aggiunto il ministro.

Insomma, anche in questo caso, come in quello degli ucraini addestrati in Italia, c’è da chiedersi chi abbia mentito e chi no.

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In ottobre, l’Italia ha importato 31 milioni di metri cubi di gas russo, che entra in Italia da Tarvisio, a fronte di 2,29 miliardi di metri cubi importato dalla Russia nell’ottobre 2021. Come riportato sabato dal Sole 24 Ore, la riduzione in termini percentuali è del 98,7%. Nel mese di ottobre, sullo sfondo di un clima mite e di un uso più parsimonioso dell’energia elettrica, l’Italia ha consumato circa 1,35 miliardi di metri cubi meno di un anno fa, con una riduzione del 24,2%.

In generale, nei primi dieci mesi le importazioni sono state pressoché stabili e si sono attestate sui 60,8 miliardi di metri cubi (+2,2%), soprattutto importato dall’Algeria (19,3 miliardi di metri cubi). Allo stesso tempo, va sottolineato l’esaurimento dei depositi nazionali a causa di “regolamentazione impropria e paralisi degli investimenti”. L’Italia ha prodotto a ottobre 290 milioni di metri cubi di gas (+2,4% rispetto al 2021), nei soli primi 10 mesi di quest’anno 2,77 miliardi di metri cubi.

In precedenza, l'Italia riceveva circa 29 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia, che rappresentava il 40% della domanda totale di carburante blu del Paese. Il governo dice che questa dipendenza era già stata ridotta della metà. Il ministro dell’Ambiente e dell’Energia, Pichetto-Fratin, ha dichiarato a novembre che il nuovo governo di centrodestra italiano non intende modificare la linea per un’eliminazione graduale totale del gas russo entro la metà del 2024.

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Chiunque abbia almeno quarant’anni, ma forse anche meno, insomma, prima dell’avvento dei personal computer, avrà giocato da ragazzino “a figurine”. Mi riferisco alle foto adesive dei calciatori, nel campionato italiano come in quello mondiale. Ponendo le figurine un po’ sporgenti dal bordo del tavolo, con una “schicchera” delle dita (così la chiamavamo a Roma) da sotto, si trattava di farle atterrare sul tavolo a faccia in su. Chi ci riusciva, vinceva e si prendeva le figurine dell’avversario.

Perché ve ne parlo? L’azienda italiana Panini ha rilasciato una nuova collezione di figurine dedicate alla stagione 2022/23 nel campionato russo di calcio, nonostante le sanzioni imposte dall’UEFA (l’Unione delle federazioni calcistiche europee) e dalla FIFA (la Federazione internazionale di calcio) su club e squadre russe. Questo quanto riferito la settimana scorsa presso l’ufficio di rappresentanza russo dell’azienda.

In precedenza, la FIFA aveva avviato un divieto di vendita in Russia di album e figurine dedicati ai Mondiali del 2022 in Qatar. A fine novembre, invece, è stata messa in vendita in Russia una raccolta di album Panini con figurine dedicati alla stagione 2022/23 nella massima divisione del campionato russo, acquistabile sia online che presso i punti vendita di prodotti stampati.

Alla domanda se l’organizzazione madre è a conoscenza che in Russia continua il rilascio delle collezioni dedicate al campionato nazionale di calcio, l’ufficio di rappresentanza russo ha risposto: “La collezione è realizzata in Italia. Come potete immaginare che non sia collegata ad essa? Gli italiani non hanno domande da porre, e non ne avevano”.

“Abbiamo un contratto a lungo termine e non si è discusso se rilasciare la collezione quest’anno”, e si sono astenuti dal commentare se siano in corso trattative per estendere l’attuale contratto. Il 28 febbraio, la UEFA e la FIFA hanno sospeso i club e le nazionali russe dalla partecipazione alle competizioni internazionali a causa della situazione in Ucraina fino a nuovo avviso.

Panini è stata fondata in Italia nel 1961 ed è leader nel segmento delle figurine di calcio. Nel 1970 uscì per la prima volta una collezione dedicata ai Mondiali. In URSS album e figurine furono messi in vendita per la prima volta nel 1990, erano dedicati al campionato del mondo che si svolse quell’anno in Italia. Fino al torneo, che si sta svolgendo in questi giorni in Qatar, le raccolte erano pubblicate in Russia.

Gli album dedicati al campionato russo sono stati pubblicati nelle stagioni 2011/12 e 2012/13, dopodiché l’azienda ha emesso cartoline anziché figurine per due stagioni. Successivamente, gli album sono stati pubblicati dalla stagione 2014/15 alla stagione 2017/18.

Nella stagione 2018/19 la collezione non è stata rilasciata perché le parti non hanno avuto il tempo di concludere un nuovo contratto; a partire dalla stagione 2019/20 la collezione viene rilasciata annualmente. Il contratto tra il produttore e la lega calcistica russa è calcolato fino alla fine della stagione 2023/24. L’azienda produce anche una collezione di album e figurine dedicati alla Lega di Hockey Continentale.

Religione

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La settimana scorsa, papa Francesco, in un’intervista al settimanale “America”, pubblicato dall’ordine dei gesuiti, ha affermato che i soldati allevati al di fuori della tradizione russa, ossia i ceceni e i buriati, sono “la parte più brutale delle truppe russe in Ucraina”. Ovviamente, le risposte dei diretti interessati non si sono fatte attendere.

Il capo della Buriazia, Aleksej Cydenov, aveva definito strano il commento di papa Francesco. Ha sottolineato che i militari russi, senza paura, con onore e dignità difendono gli interessi del loro Paese.

La rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova, aveva definito le dichiarazioni del capo dei cattolici “non solo russofobia, ma anche una oltraggiosa perversione della verità”.

Il capo del Sangha tradizionale buddista della Russia XXIV Pandito Khambo Lama Damba Ajušeev ha rilasciato la seguente dichiarazione. “Improvvisamente e inaspettatamente, il capo dei cattolici del mondo è stato costretto a parlare in modo scortese del nostro popolo. Penso che i latini europei non capiscano che la vita nella fredda Siberia e in Estremo Oriente rende le persone più resistenti, pazienti e resistenti a varie difficoltà. Pertanto, la nostra gente non è crudele, è semplicemente costretta a difendere ripetutamente e adeguatamente la propria Patria dal fascismo, come i nostri nonni e bisnonni”.

Il presidente del Chural popolare della Buriazia (il Parlamento locale) Vladimir Pavlov ha definito la dichiarazione del Papa sbagliata. “L’accusa infondata e indiscriminata di crudeltà di un’intera nazione è quanto meno errata. Non ci sono fatti che dimostrano la crudeltà dei nostri connazionali. Ma ci sono molti fatti che confermano il trattamento crudele dei nazisti ucraini con i prigionieri di guerra russi. Eppure, nessuno dei politici russi ha accusato di crudeltà l’intero popolo ucraino”.

Finalmente, la dichiarazione di papa Francesco sulla crudeltà dei buriati e dei ceceni è spiegata dal fatto che il pontefice è caduto vittima della propaganda e della perseveranza dei media stranieri, ritiene il capo della Cecenia Ramzan Kadyrov. A suo avviso, è un peccato che una personalità religiosa di fama mondiale non conosca l’atteggiamento dei musulmani nei confronti del nemico.

“Come puoi determinare sul campo di battaglia se un nemico è allegro, cupo, sentimentale o crudele? E come determinare a occhio in un distaccamento combinato la nazionalità di un soldato russo, se nel nostro Paese vivono più di 190 etnie? Il capo del Vaticano, ovviamente, non sarà in grado di rispondere a questa domanda”. Ha aggiunto che gli stessi militari ucraini, che erano in cattività, possono raccontare l’atteggiamento dei ceceni nei confronti dei prigionieri. Kadyrov ha ricordato che ogni combattente ceceno sa che in guerra non bisogna dimenticare l’onore, la dignità e il rispetto anche per il nemico.

Nel frattempo, i mercenari polacchi in Ucraina, cattolici, bruciano la Bibbia. Motivo? E’ scritta in russo ecclesiastico, dunque è ortodossa. Personalmente, da ateo convinto e non battezzato, trovo queste accuse irricevibili, e voglio essere buono.

Intervista

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Gianguido Breddo, imprenditore che opera in Russia da quasi trent’anni, in particolare a Samara, sugli Urali, attualmente nel settore della ristorazione, quindi scuola di cucina, distribuzione di prodotti italiani, gestione di ristoranti italiani.

Cultura

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Gli specialisti della pinacoteca statale Hermitage hanno presentato un progetto completo per lo studio e il restauro della pittura italiana del XIII-XV secolo dalla collezione del museo. L’Annunciazione di Simone Martini, restaurata nell’ambito del progetto, è stata solennemente restituita alla mostra permanente della sala d’arte del Rinascimento italiano.

“Ad oggi, questo è il progetto di restauro più ambizioso della prima pittura italiana. Di solito facciamo le cose una alla volta, a seconda della situazione – per l’esposizione, per la mostra, per l’anima – il restauro creativo a volte richiede molto tempo, fino a quindici anni. Ma qui il restauro è globale, “qui tutto è ordinato per materiale, per cronologia, per tipologia. Questo è un progetto davvero completo. Per noi questo è un passo importante, perché ci siamo occupati principalmente di Rinascimento del XVI secolo e questa parte del fondo era rimasta intatta”, ha detto alla TASS una ricercatrice del Dipartimento di studi sulle belle arti dell’Europa occidentale Zoja Kupcova.

Il progetto si compone di due aree: studio e restauro. “Stiamo restituendo le opere a una forma espositiva. Per molto tempo non abbiamo toccato queste opere dal punto di vista del restauro artistico: i restauratori controllano annualmente la sicurezza, ma non c’era un processo così ampio, ora è effettivamente l’inizio. Quando ci sono nuove tecnologie, capiamo come possiamo farlo. La seconda parte del progetto è la ricerca. Stiamo iniziando a introdurre nella comunità scientifica opere che sono state pubblicate solo in termini di titoli o illustrazioni, ma praticamente non erano sottoposte a ricerche approfondite”.

La collezione dell’Hermitage di dipinti del primo Rinascimento contiene opere di maestri di varie scuole italiane del XIII-XIV secolo, tra cui quella senese e fiorentina. Tra queste c’è l’opera di uno dei maestri del primo Rinascimento, Simone Martini: una miniatura dell’ala destra di un dittico con l’immagine della Madonna dalla scena dell’“Annunciazione”. I restauratori dell’Hermitage hanno rimosso dal dipinto le tracce di interferenza con il dipinto dell’autore, hanno ripristinato la sagoma originaria della figura della Madonna e il colore del suo abbigliamento. Nell’ambito del progetto sono stati restaurati anche i dipinti la “Madonna col Bambino e due angeli” di Paolo Di Giovanni Fei, il “Calvario” di Duccio Di Buoninsegna, il polittico di Giovanni Di Bartolomeo Cristiani raffigurante la Madonna col Bambino in trono e i santi.

“Fino ad oggi sono state restaurate circa dieci opere su questo progetto, ma sono di rilevanza diversa. In alcune era necessario semplicemente correggere le incisioni successive, altre hanno richiesto molto lavoro. Il progetto continua, abbiamo molte altre cose da fare e vengono realizzati i telai e le basi”. Grazie al progetto, molte opere che non sono mai uscite dai fondi a causa delle loro condizioni possono finalmente essere esposte. Al termine del progetto è prevista una mostra di opere restaurate.

Musica

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Oggi vi presentiamo una canzone del 1956, pensate un po’, addirittura del mai abbastanza compianto Fred Buscaglione: “Il siero di Strokomogoloff”. Non è solo una questione di assonanza russofona, ci sono alcune peculiarità di cui vale la pena parlare persino oggi, in un’epoca di cancellazione della cultura e di cultura della cancellazione.

Intanto, vi è citato Dostoevskij, erroneamente come Michele Dostojewskij. Viene altresì citato il compositore Rimskij-Korsakov. Giocando sull’assonanza con Strokomogoloff, vengono menzionati diversi personaggi russi sufficientemente noti al pubblico italiano dell’epoca: oltre al citato compositore e al grande scrittore, vi sono Michele Strogoff, che non è mai esistito ed uscì dalla penna geniale di Jules Verne, ed il chirurgo e sessuologo russo naturalizzato francese Serge Voronoff, morto appena cinque anni prima della canzone.

Insomma, il siero portentoso sarebbe stato in grado di risolvere non solo i problemi di salute e i difetti estetici, ma anche i guai d’amore e la mancanza d’ispirazione degli artisti. Nella canzone Voronoff, pur insinuando che il siero non sia un elisir di lunga vita, ne consiglia l’assunzione per favorire il processo digestivo.

Previsioni del tempo

Nelle zone meridionali russe ci sarà vento, nelle regioni di Kuban’ e del Caucaso tempo instabile con temperature in calo generalizzato: nel sud del Volga e del Don da -2 a -7, nel Kuban’ attorno allo zero.

In Crimea da +2 a +7, sulla parte centrale del Volga si rafforzano le temperature negative, da -8 a -13, in alcune repubbliche del lungo Volga fino a -15.

Nel nord-ovest del Paese tempo asciutto ma con temperature da -5 a -10; poi il fronte atmosferico occidentale porterà neve e un conseguente aumento delle temperature da -3 a -8, mentre più a nord si resterà da -8 a -13.

La parte centrale del Paese si troverà in prossimità di un anticiclone, senza precipitazioni e con temperature comunque sotto lo zero, con valori tipici di gennaio.

Fuori dalle zone delle terre nere da -5 a -10, nel nordest della regione fino a -13. Nelle zone centrali delle terre nere da -3 a -8.

Sugli Urali e nel Settentrione iniziano a penetrare masse di aria calda: negli Urali centrali si passerà dagli attuali -12-17 ai -7-12, sulle estremità montane meridionali -11-16.

Il caldo non riuscirà ad arrivare alla Siberia meridionale, le temperature si manterranno di 10-12 gradi meno della norma stagionale: di notte si scenderà fino a -25-30, nel Kuzbass a tratti fino a -37, mentre di giorno le temperature risaliranno a -15-20, a tratti -25.

In compenso, nel nord siberiano le anomalie positive della temperatura porteranno a -13-15; nel Tajmyr -10-15, però con precipitazioni nevose e bufere. Sulle coste del lago Bajkal neve modesta a tratti, con -12-17 su quelle meridionali.

Le temperature più basse riguarderanno la Jacuzia: -32-37, nel nordest fino a -47, mentre a sud dell’estremo oriente passerà rapidamente un ciclone proveniente dalla Cina, che porterà con se neve e alzerà la temperatura. In Kamčatka le nubi di neve faranno risalire allo zero. Nella parte continentale della regione cesserà di cadere la neve, ma aumenterà il vento da nord e le temperature scenderanno repentinamente.

Sulle rive dell’Amur da -17 a -22, nel territorio meridionale del Litorale da -12 a -17.

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