Lògos [traslitterazione del greco λόγος, che è dal tema di λέγω «dire»]. Il termine indica la «parola» come si articola nel discorso, quindi anche il «pensiero» che si esprime attraverso la parola.
Ci fu un’epoca, nemmeno tanto remota, in cui l’Italia era piena di sedicenti sovietologi. Alcuni, pochi, lo erano davvero, ma quantitativamente erano trascurabili. Con la dissoluzione dell’URSS, prevedibilmente, si riciclarono in russologi. Una questione semantica, nulla più. Passano gli anni, durante la pandemia siamo stati invasi da virologi raffazzonati d’ogni sorta e risma. Con lo scemare dell’infezione e il quasi contemporaneo inizio del conflitto russo-ucraino, ora abbiamo una marea di geopolitologi, in larga misura gli stessi che discettavano di Covid. Ecco perché, tutti questi –logi di qualcosa non importa cosa, preferisco definirli tuttologi. E’ desolante constatare la loro incompetenza e scarsa preparazione nelle materie per le quali vengono consultati. Povertà di pensiero.
Leggo sempre più spesso, ma fin da febbraio di quest’anno, che Putin avrebbe perso la guerra su tutti i fronti, l’economia russa sarebbe in ginocchio, il popolo sarebbe pronto ad una nuova rivoluzione d’Ottobre, ed altre simili amenità. Il meccanismo è talmente palese da non essere tenuto in debita considerazione. Ci sono quelli, negli Stati Uniti, che si basano esclusivamente sulla propaganda dei media ucraini. Se lo dicono questi ultimi, sarà vero, no? Ci sono quelli, in Europa Occidentale, che si basano su quanto scrivono negli USA: se lo dicono gli americani, sarà vero, no? Sempre in Europa, ci sono poi altre due categorie: quelli che si fidano delle frottole che gli raccontano i russi fuoriusciti autoproclamatisi “la vera opposizione”, e quelli che, sorseggiando un caffè in pantofole a casa propria, scovano le bufale in rete e le riportano come se si trovassero in situ, ovvero in Russia. Questi qui sono i peggiori, ma è un mio personalissimo giudizio morale, opinabile per definizione.
Il conflitto prosegue, con alterne fortune, come è logico che sia. Di rivoluzione d’Ottobre o di febbraio 1917 non c’è manco l’odore, e per l’economia mi rivolgo alla, seppur risicata, comunità italiana in Russia: la mia impressione è di vivere in una Russia diversa da quella descritta. O forse esistono due Russie distinte su due pianeti diversi? E’ vero, c’è l’inflazione (12%, come in Italia, e nell’UE è all’11%, nelle repubbliche baltiche al 22%), in compenso la disoccupazione è al 4% (in Italia all’8%, a Mosca addirittura allo 0,4%). Voi che, come me, vivete in Russia e non frequentate le redazioni romane e milanesi dei media italiani, potete affermare di essere economicamente in ginocchio? Certo, per chi lavora con l’Italia, sono brutti tempi, non ditelo a me, ma questo va rimproverato all’Italia stessa, con tutte le artificiose barriere e ostacoli che pone a livello bancario e doganale, addirittura scavalcando le direttive della Commissione Europea. Però, ditemi, la vita della gente comune che avete attorno, è cambiata granché? Hanno smesso, nella loro massa, di frequentare i ristoranti italiani, giusto come esempio? Un po’ meno, un po’ meno frequentemente, ma hanno smesso?