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Xenia II, Lucano di nuovo indagato per truffa. E' la terza volta

Nuovo filone di indagine che riguarda l'ex sindaco di Riace. Lo stesso tipo di reato contestato nel 2017 (ai danni dello Stato e dell'Unione Europea) e lo scorso anno

(askanews) – Nuovo avviso di garanzia della Procura di Locri per Mimmo Lucano, il sindaco sospeso di Riace, a cui i pm ora contestano anche alcuni capi di imputazione per truffa, nell’ambito del secondo filone dell’inchiesta “Xenia”. Oltre a Lucano sono finite nel registro degli indagati altre 9 persone, accusate di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche che ammontano a 134mila euro.

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Un avviso di garanzia, recapitato dal pm Ezio Arcadi, che arriva a meno di 24 ore dal rinvio a giudizio disposto ieri nei suoi confronti dal gup che lo ha spedito a processo l’11 giugno, insieme a 28 persone, per la gestione, ritenuta illecita da inquirenti e Guardia di Finanza, dei progetti di accoglienza e integrazioni dei migranti residenti nel piccolo borgo calabrese, divenuto famoso in tutto il mondo proprio per queste iniziative.

Adesso la Procura locrese contesta a Lucano, su cui permane il divieto di dimora a Riace in attesa che si ripronunci il Riesame reggino, di aver “indotto il Servizio Centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati e la Prefettura di Reggio Calabria, ricorrendo all’artifizio di predisporre una falsa attestazione a firma del sindaco dove veniva dichiarato che le strutture di accoglienza per ospitare i migranti a Riace erano rispondenti e conformi alle normative vigenti, laddove in effetti così non era”.L’assenza di questi requisiti avrebbe consentito, secondo l’accusa, un ingiusto profitto con un danno per gli enti pubblici i quali avrebbero erogato il denaro per le locazioni degli immobili.