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I furbetti Inps e il negozio interno delle Meraviglie

Che ci fa uno spaccio interno in un Istituto nazionale di previdenza e perché i dipendenti vi si recano continuamente senza timbrare? L'inchiesta di Filippo Roma che racconta l'ennesimo sperpero di soldi pubblici

Inps e scorci di cattiva amministrazione. Nel 2015 il connubio si realizza nel filone di indagine che ha riguardato dati gonfiati e 1600 dipendenti Inps. Più di recente, con l'inchiesta sulle pensioni di invalidità barattate con pacchetti di voti. In che modo i dipendenti Inps gestiscono il delicato lavoro che gli viene affidato dallo Stato? Che fine fanno i soldi pubblici che quest'ultimo eroga generosamente all'Istituto nazionale di previdenza sociale? Formalmente l'Inps è "a secco", quasi - si ripete di continuo - impossibilitata a far fronte al pagamento di pensioni e simili.

Eppure quando si tratta di regalarsi generosi benefits i tempi di magra spariscono magicamente. Almeno per i dipendenti statali. E' quanto racconta un'inchiesta di Filippo Roma de Le Iene andata in onda il 9 aprile. Presso la sede centrale di Roma, documenta il giornalista, c'è ogni giorno aria di festa. Merito dello spaccio interno, una sorta di piccolo centro commerciale fornito di ogni sorta di articolo in cui i dipendenti vanno a ristorarsi e a dedicarsi di continuo allo shopping. Il via vai di personale munito di buste della spesa che si può vedere, parla da solo. Il tutto, con tornelli formalmente installati (a seguito di una prima denuncia del programma), ma rigorosamente non funzionanti.

Pratiche e cittadini in cerca di risposte o assistenza non sembrano impensierire più di tanto chi è chiamato ad amministrare documentazioni delicate: la mente sembra essere tutta occupata dalla sfornata mattutina di pane, pizze e dolci, dalla "porchetta calda calda" e dagli gnocchi del giovedì. Quelli che il giornalista andrà a reclamare nel corso di un siparietto ironico ma nemmeno poi tanto, visto il trattamento ricevuto. "Sono soldi nostri", denuncia mentre viene "gentilmente" trascinato fuori. Sono i soldi che mancano sempre, ma che si trovano magicamente quando si tratta di foraggiare categorie privilegiate.

C'è poi un altro aspetto non meno rilevante: chi ha autorizzato l'apertura dello spaccio e da dove proviene la merce? Da chi viene gestito e con che modalità viene assunto il personale? Come giustamente rilevato, perché si tratta di un luogo riservato e invalicabile se pagato dai soldi dei contribuenti?