A Marrakesh il 10 e l’11 dicembre si firma per l’invasione e per la cancellazione degli Stati più bersagliati dall’immigrazione massiva. Ogni scusa per invadere i confini sarà buona, persino “il caldo” ironicamente citato dalla Meloni
L’ultimo atto dell’ufficializzazione del Mondialismo si tenterà il 10 e l’11 dicembre a Marrakech. Qui gli Stati che decideranno di presenziare alla Conferenza Intergovernativa Onu, suggelleranno in via definitiva il Global compact for migration. I lavori del testo, sono iniziati nel 2017, per giungere alla versione definitiva del 13 luglio di quest’anno, che nella due giorni in Marocco sarà sottoposta ai partecipanti. Nelle 39 pagine, il principio della migrazione “necessaria” abbellito e spolverato, provocato da una “disuguaglianza sociale in forte crescita”.
Un dramma, quello dell’impoverimento di determinati Stati, cui non si risponde a suon di misure mirate, ma rendendo ogni singola migrazione “urgente” e “uguale”, e dunque spedendola sul groppone di paesi con altrettante difficoltà. Per incoerenze come queste, paesi noti per la preservazione dei confini come Austria, Australia, Svizzera e Ungheria hanno già inviato un rifiuto secco all’Onu. In buona sostanza non firmeranno il documento e, probabilmente, non parteciperanno al “vertice” africano. L’Italia, fino a ieri divisa tra le esternazioni apparentemente favorevoli del Premier e la linea enunciata dagli esponenti della Lega, ha annunciato oggi proprio per tramite di Conte e Salvini che la palla passerà al Parlamento.
Ma cosa contiene il controverso testo? Obiettivo dei 23 punti illustrati è quello di rendere le migrazioni “sicure, ordinate e regolabili”. Un risultato che si raggiungerebbe, come da premessa, con il superamento della la distinzione tra “migrante” e rifugiato”. Che, com’è noto, garantisce solo al secondo tutele particolari dettate da una condizione di estremo disagio, sia essa riconducibile a una guerra o alla povertà. Estendere le tutele previste oggi solo a casi particolari, esporrebbe dunque gli Stati a disagi amministrativi e ad ammanchi economicipraticamente impossibili da sostenere. A Marrakech si andrebbe a firmare, in altre parole, per l’invasione e cancellazione degli Stati più bersagliati dall’immigrazione massiva.
L’Italia, qualora rimanesse meta ambita di africani e badanti dell’Est, collasserebbe in meno di un anno, perché a ognuno che sia giunto con il suo motivo “legittimo” (si tratti di guerra o per chiosare Giorgia Meloni del “caldo”), dovrebbe garantire il sostegno necessario. Sostegno (anche economico) che, a quel punto, andrebbe a extra-comunitari iper-tutelati, a fronte di nessuna tutela per gli stanziali. Con la benedizione dell’Onu, dell’ex portavoce del commissariato per i rifugiati Laura Boldrini, ma anche un po’ dei teorici della mondializzazione e del meticciato paneuropeo.
Vale la pena notare che negli ultimi cinque anni il governo del Giappone ha stanziato fondi cospicui in favore dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Nel 2015 due contributi (il primo di 2,7 milioni di dollari e il secondo di 2 milioni), sono serviti – almeno ufficialmente – a foraggiare “le operazioni di assistenza ai migranti nei campi di accoglienza di Macedonia e Serbia”. A fronte del potenziamento dell’accoglienza predicato dall’Onu, tuttavia, si continua a intraprendere una politica di migrazione massiva che, si tratti di complottismo o no, continua ad andare nella direzione di quanto teorizzato dal “padre” dell’Europa Kalergi.