I danni economici certificati dall’Istituto di statistica dell’Ue. Impietosi i dati che riguardano il Belpaese e la Grecia. Sulle loro spalle chi prende più di quanto dà come la Repubblica Ceca, ma anche Germania e Malta
Che l’azione di Bruxelles abbia portato a danni irreparabili per diversi Paesi dell’Eurozona come l’Italia e la Grecia, non è un mistero. Quello che può apparire strano è che la certificazione di questo fallimento arrivi proprio dall’Ue, e in particolare dal’Istituto di statistica europea (Eurostat). Gli ultimi dati disponibili sulla disoccupazione (2017), in particolare, delineano un quadro a tinte fosche. A essere senza lavoro nell’Europa delle meraviglie sono almeno 14 milioni di persone. Il fenomeno è aggravato da quanti, esterni alle economie europee, vi fanno ingresso solo per contrarre lavoro in nero, aumentando così la precarietà di chi in Europa ha dimora fissa.
Il cattivo costume, se si limita a danneggiare economie rese stabili dall’azione di Merkel, Moscovici e amici (è il caso della Germania che con il suo 3,6 per cento gode quasi della piena occupazione), distrugge quelle meditteranee: Italia, Cipro, Spagna e Grecia, sono le ultime in termini di possibilità occupazionali. Nella parte alta della classifica, quella cioè riferita ai Paesi che stanno meglio, si piazzano invece quelli dell’Est. La Romania, per esempio, è ottava.
E’ la stessa che nel 2015 vantava un saldo attivo nei riguardi dell’Ue di 5.218,6 milioni, cioè negli ultimi anni ha versato meno di quanto gli è stato ragalato da Bruxelles. Stesso discorso per l’Ungheria, la Bulgaria, la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Quest’ultima è, addirittura, in cima alla classifica Eurostat in qualità di Paese dove si lavora di più. Alla faccia di Stati membri come l’Italia che, invece, continuano a soccombere sotto il peso della disoccupazione dettata dall’Europa.