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Termovalorizzatori, politica di oggi interessi di ieri

Un inedito Renzi ne parlava a Vienna già nel  2008 (video). La diossina non si brucia nemmeno ad alte temperature, e porta al cosiddetto “Aids chimico”. La strategia per l’Italia e l’esempio che arriva dall’estero, dove la spazzatura è un surplus che permette di risparmiare e di creare lavoro

Articolo scritto in italiano e russo e successivamente revisionato.

Paul Connett, chimico e tossicologo che si è formato alla Columbia University, lo teorizza da sempre: bruciare rifiuti è un autogol. Termovalorizzatore e inceneritore sono grossomodo due scelte simili, solo che il primo produce assieme alla combustione energia. Le emissioni, infatti, restano in ogni caso. E mentre in Italia si discute come bruciare i propri prodotti di scarto, cioè come rinunciare al riciclato e a importanti tornaconti economici, all’estero si fa tutt’altro. Le varie economie nazionali pensano, cioè, alla spazzatura come uno dei metodi per ricavare materie prime. Vetro, carta, alluminio, asfalto, ferro, tessuti, plastica, rifiuti organici vengono lavorati fino a farne qualcosa di utile. Impensabile, inoltre, pensare di bruciare i rifiuti organici senza dare una chance a un’agricoltura già depressa, che dal compost trarrebbe vantaggio.

Diossina è uguale a “Aids chimico”,  infertilità e tumori. Il Tcdd, noto come diossina, è una delle sostanze più tossiche che l’uomo produce con la combustione di rifiuti, anche domestici. Si tratta di sostanze, per riproporre di nuovo gli studi di Connett, in grado di alterare o sopprimere le funzioni vitali. Inducendo, anche, tumori o quello che nei Paesi dell’Est ma non solo è noto come “Aids chimico”. Interferiscono con la funzione riproduttiva, rallentando la pubertà e portando a infertilità femminile e maschile. Penetrano nel corpo umano tramite acqua e cibo, addirittura con aria e polvere e con la pelle. Queste sostanze circolano nel sangue, e attraverso la placenta e con il latte materno vengono trasmessi al feto e al bambino.

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L’esempio della Russia. Come evitare tutto questo? In molti stati della Federazione russa, per esempio, la mentalità votata al riciclo ha portato ad ambienti salubri, ordinati e puliti, oltre che a serie e durature ricadute occupazionali. Qui la carta viene riutilizzata nella cifra considerevole del 75 per cento, e permette la produzione di cartone semplice e ondulato, contenitori. Assai vantaggioso è lo smaltimento dei metalli lavorati nelle fonderie. Soggetti al trattamento sono anche prodotti elettronici, da cui vengono estratti  oro, platino e rame.

Anche il riciclaggio dei pneumatici è di vitale importanza, perché l’80 per cento della fornitura mondiale è costituita da gomma sintetica che deriva dal petrolio, una risorsa non rinnovabile. Sostituire l’incenerimento con il riciclaggio è di grande impatto economico, perché permette la conservazione delle riserve naturali, stimola lo sviluppo di tecnologie a basso costo ed elimina la perdita di vaste aree di terra per le discariche. I pneumatici riutilizzati hanno diversi impieghi, tra cui quello interessante del rivestimento stradale e di calcestruzzo per costruzione (fibrobeton).

La Svezia, invece, in netta controtendenza, porta avanti la politica della termovalorizzazione. Qui ben trenta centrali elettriche operano sui rifiuti, bruciandone 5,5 milioni di tonnellate all’anno circa. E’ il Paese in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è di recente recato per parlare di superflue politiche europee, mentre Premier, vicepremier e ministri, potrebbero pensare di aprire un dialogo assai più fruttuoso per la vendita di rifiuti, da inserire nella strategia “Rifiuti zero” prevista dal Contratto. Perché spendere miliardi per dannosi termovalorizzatori se il paese (i paesi) pronti all’acquisto ci sono già? Il ritorno in termini economici ci sarebbe, la tutela della salute, anche.

E l’Italia? Le piattaforme ecologiche, se rapportate a strutture complesse per cui non è possibile eliminare l’inquinamento (il medico pugliese specializzato in inquinanti Agostino Di Ciaula afferma che non esistono al mondo filtri in grado di trattenere inquinanti come la diossina, composta da particelle infinitamente piccole, ndr), sono molto economiche. Già da sole, avrebbero importantissime ricadute occupazionali, visti gli operatori, trasportatori, addetti alle macchine che vi si potrebbero impiegare. Il risparmio avverrebbe anche nel settore delle costruzioni e della viabilità, visto che i materiali utilizzati potrebbero venire in percentuali importanti dagli stessi rifiuti che gli italiani generano.

Si parla tanto della ricostruzione del ponte di Genova: il risparmio più grosso potrebbe venire dalle materie prime impiegate, che in un’ottica sbagliata si pensa debbano essere bruciate. Se, poi, la Chiesa in questi giorni si impegna a fare eventi-parata che riguardano i poveri, la soluzione pronta c’è anche per loro. Chi, purtroppo, nella spazzatura ci vive o ci cerca dentro, con la spazzatura (pulita e trattata), ci potrebbe lavorare. Questo significherebbe privilegiare progetti sociali che contribuirebbero a eliminare in un colpo solo degrado cittadino e drammi legati all’indigenza.