Il “sistema Riace” prevedeva anche documenti che il sindaco faceva approvare alla sua giunta per avvantaggiare le ditte a lui vicine, che ne avrebbero tratto un vantaggio patrimoniale quantificato in circa un milione
Nel corso delle indagini relative al filone di inchiesta “Xenia”, la Guardia di Finanza ha raccolto elementi anche riguardo l’affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti della cittadina riacese. L’operazione, lo ricordiamo, ha portato all’arresto ai domiciliari del sindaco di Riace Mimmo Lucano per la gestione delle richieste di asilo e per un giro di matrimoni combinati per aggirare le normative in vigore (qui la trascrizione delle intercettazioni).
Tornando alla gestione scorretta dei bandi, nel pratico, ha rilevato il procuratore di Locri Luigi D’Alessio, veniva “impedita l’effettuazione delle necessarie procedure di gara previste dal Codice dei contratti pubblici per favorire due cooperative sociali, la Ecoriace e L’Aquilone. Queste cooperative sociali difettavano dei requisiti di legge richiesti per l’ottenimento del servizio pubblico, poiché non iscritte nell’apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore. “Le indagini hanno invece dimostrato come Lucano – spiega D’Alessio – allo scopo di ottenere il suo fine illecito, a seguito dei suoi vani e diretti tentativi di far ottenere quella iscrizione, si sia determinato ad istituire un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente, secondo il sistema agevolato previsto dalle norme, lo svolgimento di servizi pubblici”.
In pratica Lucano interferiva con la gestione dei bandi di gara per favorire solo ed esclusivamente delle cooperative con cui, stando all’ordinanza emessa, condivideva specifici interessi. C’erano così i presupposti per incaricare – solo apparentemente a norma di legge – le ditte gradite, che peraltro svolgevano il loro lavoro per ben quattro anni, dal 2012 al 2016. Forse non tutti sanno che in Italia esiste un problema analogo di bandi pubblici che durano un lustro in cui vengono favoriti sempre i soliti noti, proprio come accadeva a Riace. Con la differenza che nessuna Procura si è ancora mossa in merito. Potete leggerne qui.
Per bypassare i cavilli legali, Lucano, spiega il procuratore, ha provveduto a farsi approvare dalla Giunta da lui presieduta un albo comunale simile a quello previsto dalle norme, per poi “suggerire” al consiglio comunale di procedere a una non regolare assegnazione diretta. Ottenuta l’agevolazione, avrebbe quindi lavorato alla proroga dell’affidamento, concessa a tutti gli effetti. Tutto normale? Non esattamente. “Lucano – spiega ancora D’Alessio – ha impedito l’effettuazione delle necessarie e previste procedure di gara, condizionando le modalità di scelta dei contraenti da parte dell’ente amministrativo da lui gestito e violando il principio di libera e sana concorrenza e producendo in capo alle due cooperative sociali un ingiusto vantaggio patrimoniale, quantificato in circa un milione“.In pratica chi non faceva parte del sistema – cioè le normali ditte risolute a osservare i criteri della legalità – veniva tagliate fuori, mentre per gli altri la torta da spartire era, come si legge, ghiotta.