Найти тему
Corsa matta In Russia

Il primo uomo nello spazio aperto

Nel 1965, esattamente 55 anni fa, il cosmonauta sovietico Aleksey Leonov si avventurò per la prima volta nello spazio aperto. Questi 12 minuti fuori della navicella spaziale entrarono per sempre nella storia dell'umanità. Oggi racconteremo dei fatti curiosi sulla sua missione spaziale.

Lo scafandro pesava quasi 100 chili

Lo scafandro “Berkut” per la prima uscita nello spazio è stato sviluppato dall'impresa tecnologica “Zvezda”, che ancora esiste con il nome “Tecnodinamica”. A differenza dei modelli precedenti, questo scafandro era provvisto di sistemi salvavita molto più elaborati: termoregolazione e protezione dalla radiazione solare prima di tutto.

Lo scafandro inoltre ha cambiato colore e dal classico arancione è diventato bianco, per riflettere i raggi del sole. A causa di tutte queste migliorie il peso è notevolmente aumentato. Il peso totale era di quasi 100 kg, un ostacolo importante durante gli allenamenti a terra, ma nessun problema in condizioni di gravità zero.

Un vero problema si è rivelata la pressione dell'aria all'interno della membrana ermetica perché faceva diventare lo scafandro rigido. Ciò significa che per stringere la mano in un pugno, Aleksey Leonov doveva fare uno sforzo pari a 25 kg. Gli scafandri moderni, fatti dallo stesso produttore sono molto più comodi e leggeri e permettono di lavorare nello spazio aperto fino a 9 ore.

La “farcitura tecnologica” può essere paragonata ad un auto ad altissime prestazioni e il costo davvero spaziale: circa 15 milioni di dollari.

Alexei Leonov
Alexei Leonov

La prima uscita durò 12 minuti

Lo shuttle “Voshod-2” era attrezzato con due videocamere che hanno permesso di immortalare i minuti che Leonov ha trascorso fuori dalla navicella. I momenti dove il cosmonauta saluta con la mano hanno fatto il giro del mondo. Leonov scrisse in seguito: “ Ho fatto un passo nel vuoto e... non sono crollato nel nulla. Mi affascinavano le stelle. Erano ovunque: sotto, sopra, a destra e a sinistra. Prima del volo ho letto il libro di Tsiolkovskiy, dove lui ha descritto l'uscita dell'uomo nello spazio aperto. E aveva predetto tutte le sensazioni. Ma come faceva a saperlo?”

Konstantin Tsiolkovsky
Konstantin Tsiolkovsky

Più tardi Leonov disse: “ Il ricordo più vivo dello spazio aperto è il silenzio. Finora sento il battito del mio cuore e il mio respiro.” Mentre Leonov era fuori, il secondo pilota, Pavel Beliaev trasmise a Terra: “L'uomo è uscito nello spazio aperto!” e attaccò il telefono all'interno dello scafandro di Leonov alla trasmissione della radio moscovita condotta dal leggendario Yuri Levitan.

Alexey Leonov perse 6 kg in 12 minuti

Durante la prima uscita successe però anche il primo incidente. Leonov ebbe delle difficoltà per rientrare all'interno della navicella. Nello spazio lo scafandro si gonfiò e il cosmonauta non riuscì più a passare nell'oblò di ingresso. La riserva dell'ossigeno era di soli 20 minuti e Leonov decise di rischiare. “Presi la decisione di abbassare la pressione, - racconta l'eroe. - anche a costo di entrare nel campo di bolla dell'azoto. Sapevo cosa sarebbe potuto succedere, quando all'improvviso le mani si gonfiano come i guanti in lattice, la faccia diventa doppia, gli occhi sprofondano. E' la morte. Ma non avevo altra scelta. Ho intrapreso questa strada. Ho abbassato la pressione a metà.” Per fortuna i calcoli furono corretti.

Pavel Beliaev
Pavel Beliaev

Raggiunse l'oblò, ma lo scafandro era ancora troppo largo. Entrare seguendo le regole, ovvero, con le gambe in avanti (per poter chiudere lo sportello nel caso il sistema automatico non funzionasse) non era possibile. Allora Leonov entrò di testa, violando la regola. Durante i dodici minuti Leonov perse 6 kg.

Leonov e Beliaev fecero il primo atterraggio in regime manuale.

Nemmeno l'atterraggio andò liscio. Fu previsto l'atterraggio automatico, ma durante il distacco della parte del modulo il sistema elettronico si guastò. Così non rimaneva altra scelta che atterrare manualmente. Era il primo atterraggio manuale in tutta la storia dei voli spaziali. A causa di un ritardo di soli 45 secondi nella manovra la capsula atterrò nella Taiga innevata a 200 km da Perm. I cosmonauti non furono trovati subito e passarono la notte nel bosco. Per scaldarsi usarono il rivestimento interno del modulo. La scorta di cibo era scarsa: la carne liofilizzata, cioccolata, cracker e ricotta con il succo di amarene. Il gruppo di salvataggio riuscì a raggiungerli e lanciare abbigliamento e cibo, ma non poté caricarli a bordo. Si trattava di un bosco fitto e dovevano preparare uno spiazzo per atterraggio di un elicottero. Il 21 marzo i cosmonauti raggiunsero l'area di partenza dell'elicottero sugli sci che gli erano stati paracadutati.

Taiga di Perm. Frammento di "The Spacewalker"
Taiga di Perm. Frammento di "The Spacewalker"

Una pistola speciale
Il primo atterraggio di emergenza ha spinto lo sviluppo di una pistola speciale per i cosmonauti. Aleksey Leonov si rivolse personalmente agli armieri di Tula per creare un'arma polifunzionale. La pistola del tipo Makarov che era già parte dell'equipaggiamento spaziale ai tempi di Gagarin non risolveva i problemi di sopravvivenza in condizioni estreme. Aleksei Leonov e Pavel Beliaev si ricordarono come dovettero affrontare gli orsi che cercavano di avvicinarsi attratti dal fuoco.

Cinema


Durante i 12 famosi minuti Leonov si spingeva lontano dalla navicella e poi ritornava. Questa attività è assolutamente vietata agli astronauti di oggi. Si devono tenere a una sbarra per evitare il rischio di staccarsi dalla nave. Questo aggiornamento nella procedura è stato suggerito dallo stesso Leonov. I produttori di Hollywood contattarono Leonov più volte mentre giravano il famoso “Gravity
”.
Per chi invece desidera di vivere tutte le emozioni di questo momento storico, consigliamo vivamente il film “Время Первых” (The spacewalker) del 2017.

-5