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Agricoltura, scure su ulivi e ortaggi italiani

Gli eventi atmosferici anomali devastano le colture nostrane, ma dopo la sostituzione etnica è pronta anche quella alimentare. Al collasso la produzione di olio extra-vergine, mentre sul mercato olivicolo si afferma il Marocco

L’agricoltura del domani sarà africana. Per molti è un’auspicio, per altri, come gli agricoltori e i produttori italiani, un dramma. Lo testimoniano i recenti report di Coldiretti e di Campagna amica. I primi fotografano una situazione a dir poco disastrosa, causata dagli eventi atmosferici anomali ma anche dalle politiche scriteriate che tendono a preferire l’importazione a tutti i costi. La seconda è il tentativo di incidere su tale quadro con l’agricoltura di prossimità, quella che agevola il commercio a chilometro zero dei produttori locali. Quelli che, per esempio, per quest’anno sui fagiolini non ci hanno guadagnato, ma perso. A “mamma Europa” importa poco, perché per il rimpiazzo agri-global c’erano pronti i fagiolini africani. Dopo la sostituzione etnica, insomma, è pronta anche quella alimentare.

Crollano i giganti verdi pugliesi. Marocco e Spagna ringraziano
25 milioni di ulivi danneggiati e raccolti complessivi che si aggirano “attorno ai 200 milioni di chili. Numeri – riporta Coldiretti nell’ambito dello studio
Salvaolio –  vicini ai minimi storici per la pianta simbolo della dieta mediterranea”. I dati parlano di un taglio dei raccolti di circa due terzi, con “un milione di giornate di lavoro perse”. A essere danneggiata è stata soprattutto la Puglia, com’è noto colpita dal morbo della Xylella (prima sconosciuto in Italia), che ha fatto registrare un calo dei raccolti del 65 per cento. E mentre la Spagna chiude il 2018 con il sestuplo di piante rispetto al Belpaese, nel settore produttivo si affaccia, guarda un po’, il Marocco. Nemmeno poi tanto timidamente: messa a segno la “missione ortaggi”, c’è da aspettarsi che faccia altrettanto sulla partita dell’oro verde.

“Fermiamo l’invasione di olio straniero”
Per comprendere quanto questi aspetti incidano sull’economia e sulla quotidianità, è sufficiente dare un occhiata agli scaffali, dove è facile imbattersi in oli misti di provenienza europea a basso costo, paradossalmente concorrenti degli extra-vergini italiani. Clima, Ue e importazioni selvagge hanno fatto di questi ultimi un prodotto precluso a tutti, visto che un litro non costa meno di 7-8 euro. A perderci sono aziende e produttori, ma anche i consumatori, visto che le miscele di qualche euro non è detto che rispettano i parametri in vigore fino a qualche anno fa, con tutte le conseguenze del caso su salute e organismo. A lanciare l’allarme è lo stesso presidente di Coldiretti Ettore Prandini: “Vanno affrontate le molteplici criticità, dalla inarrestabile strage provocata dalla Xylella alle contraffazioni, dall’invasione di olio straniero a dazio zero al falso
Made in Italy per salvare un settore strategico per la salute dei cittadini, il presidio del territorio, l’economia e l’occupazione”.

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